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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2011 alle ore 08:11.

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Stabilizzazione degli incentivi alle energie rinnovabili, promette il ministro dello sviluppo Paolo Romani. Che convocherà nei prossimi giorni gli operatori del settore ma anche i rappresentanti degli istituti di credito e della finanza che gira intorno al grande e controverso business "verde". Confronto da avviare «entro la prossima settimana» sollecita del resto il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, reduce da un braccio di ferro con Romani proprio sulla sforbiciata agli incentivi.

Nessuno spazio – chiariscono però al ministero – per correggere il contestato decreto legislativo che ridimensiona anche in maniera retroattiva le facilitazioni per l'eolico e congela a fine maggio il "conto energia" per il solare varato appena il 6 agosto scorso. Si studierà semmai una soluzione – lasciano capire al ministero – che salvi il principio della sostenibilità degli incentivi (finanziati, lo ricordiamo, con un non lieve prelievo aggiuntivo dalle bollette) conciliandola con gli appelli degli operatori a salvaguardare almeno in parte i finanziamenti già ottenuti e quelli in itinere.

A questa soluzione sarà orientato il decreto attuativo che entro fine aprile (per valere da giugno) dovrà riempire di contenuti operativi il provvedimento varato giovedì scorso dal consiglio dei ministri. Decreto attuativo che dovrà probabilmente correggere anche qualche passaggio sulla distribuzione di poteri e prerogative tra il Governo e l'Autorità per l'energia. Che del decreto dà, non a caso, un giudizio a luci e ombre (come spiega qui a fianco il presidente dell'Authority, Guido Bortoni).

E nel "completare" le regole potrebbe essere affidato proprio all'Authority il compito di calibrare la nuova politica degli incentivi secondo quei criteri di prevedibilità e di soglia minima di redditività sollecitati dagli operatori (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), attutendo in qualche modo il drastico taglio disegnato nel decreto legislativo. Le associazioni contestatarie, che hanno appena annunciato un'ondata di ricorsi contro il provvedimento denunciandone l'incostituzionalità e che si sono date appuntamento giovedì a Roma per una manifestazione nazionale, potrebbero forse accontentarsi. E il governo farebbe salva la sostanza del decreto legislativo.

Va detto che alle proteste degli operatori delle sole rinnovabili fanno riscontro le posizioni, ben diverse, di molte associazioni dei consumatori e degli stessi operatori energetici tradizionali, anche quelli che hanno una quota crescente di energie rinnovabili. Emblematica la posizione espressa ieri dall'ad dell'Enel, Fulvio Conti: il decreto è «positivo, perché sostanzialmente spinge allo sviluppo della tecnologia che progredisce».
«Con questo decreto – insiste il ministro Romani – abbiamo finalmente dato inizio a una stabilizzazione del mercato dell'energia da fonti rinnovabili». «Eravamo entrati – spiega ministro – in una bolla che sarebbe esplosa al raggiungimento della quota Ue al 2020 di 8mila megawatt da fotovoltaico, quota che siamo in grado di raggiungere invece in pochi mesi. Proprio per questo siamo dovuti intervenire tempestivamente per garantire continuità e stabilità per un mercato di lungo periodo».

Rischio di paralizzare intanto il mercato? «Nessun blocco degli investimenti. Chi ha già investito è in grado di rispettare la scadenza di entrata in esercizio al 31 maggio e rientrerà come previsto negli incentivi stabiliti dal terzo conto energia. Chi ha intenzione di investire, avrà con il decreto ministeriale di prossima emanazione, un quadro preciso di quote, parametri e livelli di incentivazione per un piano industriale dall'orizzonte finalmente ampio e non più limitato ad uno o due anni» rassicura ora Romani. Comunque «la rapida definizione dei nuovi incentivi è la mia priorità, e per questo voglio prima incontrare direttamente i principali protagonisti tra banche e imprese interessate al settore» promette il ministro.
Sotto i riflettori è intanto il Quirinale. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano accoglierà l'appello degli operatori delle rinnovabili a non firmare il decreto così com'è? In teoria il tempo massimo per recepire definitivamente la direttiva comunitaria che ha dato origine al decreto è scaduto ieri sera.

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