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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2011 alle ore 09:04.

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Stretta sui bonus alle rinnovabiliStretta sui bonus alle rinnovabili

Speculazioni e incentivi miliardari alle energie rinnovabili nel mirino del Governo. Un attacco sferrato dal ministro dello Sviluppo, Paolo Romani, che sul tema ha preferito la chiarezza alla diplomazia: «Bisogna interrompere un meccanismo che è costato agli italiani 20 miliardi tra il 2009 e il 2010», ha spiegato Romani intervenendo ieri al confronto con le imprese lombarde. Una presa di posizione forte, nel giorno in cui Berlusconi ha rilanciato sul nucleare attaccando gli «ecologisti di sinistra, grazie ai quali paghiamo l'energia fino al 50% in più rispetto ad altri».

«Noi - ha continuato Romani - siamo un paese prevalentemente manifatturiero, molte aziende pagano l'alto costo dell'energia e il costo delle rinnovabili è sulle spalle dei cittadini italiani che in bolletta hanno pagato 20 miliardi di incentivi tra il 2009 e il 2010 in cambio del 4,5% di energia prodotta». Secondo il ministro, quindi, «bisogna interrompere questo tipo di meccanismi e sarà portato al consiglio dei ministri un nuovo decreto». Ed è subito scontro tra Governo e associazioni ambientaliste e di settore sul decreto rinnovabili che oggi dovrebbe approdare in pre-consiglio.

Eppure una piccola crepa sembra essersi aperta anche all'interno dell'esecutivo, con il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che ha dichiarato: «Sulle fonti rinnovabili abbiamo assunto un impegno a livello europeo e lo manterremo. È evidente che gli incentivi saranno in prospettiva decrescenti perché maggiori dovevano essere nella fase di avvio ed è naturale che si attenuino con la crescita del settore».

In difesa degli attuali incentivi al fotovoltaico si sono schierati tutti i gruppi di settore, come Assoenergie future e Assosolare ma anche Legambiente, Greenpeace e Wwf, per le quali il nuovo provvedimento rischia di dare un «colpo decisivo» al futuro del comparto, «mettendo a rischio centinaia di migliaia di posti». Aper, associazione per le energie rinnovabili, chiede di «non gettare il bambino con l'acqua sporca». La versione aggiornata del decreto legislativo prevede lo stop degli incentivi una volta sforato il tetto complessivo degli ottomila megawatt per il solare fotovoltaico. Questo obiettivo è fissato al 2020, ma il decreto avverte che se dovesse essere raggiunto in anticipo, dal primo gennaio del 2014 gli incentivi saranno sospesi fino a che il Governo non deciderà nuovi obiettivi programmatici. Il nuovo testo, inoltre, prevede la verifica dei dati forniti da chi chiede gli incentivi, con controlli a campione sugli impianti, anche senza preavviso. Chi sarà sorpreso a imbrogliare, oltre a restituire le somme indebitamente percepite, non potrà accedere per dieci anni a nuovi incentivi.

E una lettera aperta al ministro Romani è arrivata anche dall'Anie, l'associazione che in Confindustria rappresenta le aziende elettroniche ed elettrotecniche. «Questa sospensione bloccherebbe da subito gli investimenti in corso lungo la filiera nazionale del fotovoltaico pregiudicandone lo sviluppo con le conseguenti inevitabili ricadute occupazionali. Come operatori industriali siamo consapevoli dell'attuale situazione e dei costi di sistema legati al presente meccanismo incentivante, costi in parte imputabili anche a fenomeni speculativi».

In virtù di questa situazione – continuano dall'Anie, «riteniamo doveroso procedere con una rimodulazione del sistema incentivante, anche alla luce dell'accresciuta competitività raggiunta dal settore. Vorremmo invece evitare soluzioni radicali, quali la sospensione degli stessi incentivi, individuando più opportuni meccanismi correttivi». Duro sul decreto il presidente di Assosolare, Gianni Chianetta: «L'ultima bozza costituirebbe la fine del fotovoltaico, settore ancora giovane ma con enormi potenzialità di sviluppo anche in termini occupazionali con i suoi 120mila dipendenti. E siamo molto sorpresi da questo approccio».

Favorevole invece a interrompere il meccanismo delle incentivazioni «per le assimilabili e il 15% soltanto se non retroattivo» è Simone Togni, segretario generale Anev, l'associazione nazionale energia del vento.

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