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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2011 alle ore 07:46.
Molta confusione, troppi sospetti artefatti, nessuna picconata alle rinnovabili: il Governo farà chiarezza. E in poche settimane – promette direttamente il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi – varerà il nuovo quadro di incentivi alle energie rinnovabili che riempirà di contenuti operativi il decreto legislativo varato dal governo il 3 marzo, conciliando la lotta alle speculazioni e la giusta promozione delle fonti verdi all'insegna dello sviluppo tecnologico e comunque della piena redditività degli investimenti.
Nero su bianco dal premier, che in una nota fa appello gli imprenditori delle rinnovabili perché non abbiano «timori ingiustificati», sottolinenando che «gli incentivi devono adeguarsi a quelli degli altri paesi europei» evitando aggravi sulle bollette «che era necessario calmierare». Il richiamo vale come risposta alla protesta nazionale delle associazioni delle imprese del settore (Aper, Assosolare, Anev, Assoenergie Future, Gifi-Anie, Ises) che in una manifestazione a Roma hanno riproposto ieri le loro tesi: taglio indiscriminato, indebita cancellazione retroattiva dei sussidi rivisti solo nell'agosto scorso, rischio cassa integrazione per 140mila addetti.
Chiedono, le associazioni del verde, di partecipare anche loro al "tavolo" convocato dal ministro dello Sviluppo Paolo Romani martedì prossimo tra governo, Confindustria e Abi. Tra loro e la Confindustria le posizioni sono diverse. La Confederazione apprezza la linea del governo: revisione equilibrata e antispeculativa dei sussidi, per privilegiare una corsa "sana" alle tecnologie e alla produzione di energia verde arginando la marea degli oneri che per finanziare i sussidi pesano sulle bollette di tutti i consumatori (non solo quelli industriali).
«Stiamo lavorando per trovare un accordo tra le diverse componenti interne, per proporre un percorso e un punto di accordo a governo e parlamento» rassicura Gianpaolo Galli, direttore generale di Confindustria.
Tra le polemiche cominciano a farsi largo analisi tecniche più ponderate. E i veri esperti dicono che effettivamente il trend dei nostri incentivi verdi (che finora hanno garantito ritorni record, attorno al 20%) andava e va ridimensionato, per evitare spinte distorsive intollerabili al sistema. Sostiene Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia: per dare «continuità» al mercato italiano del fotovoltaico il decreto interministeriale di prossima emanazione (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) potrebbe disporre «una riduzione di non meno del 30% degli incentivi». Un taglio «importante» ma assolutamente compatibile – sostiene Tabarelli – con la tutela del mercato e della promozione del settore». Che invece si fermerebbe – riconosce Tabarelli – se venisse lasciato nell'incertezza. Le dure critiche di molte associazioni del settore e delle opposizioni politiche? «Forzature» alle quali «occorre resistere».
Un assaggio dei nervosismi speculativi che aleggiano sul settore viene intanto dal botta e risposta a distanza tra l'associazione delle banche estere che operano in Italia (Aibe) e il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo.
Ammonisce l'Aibe in una nota inviata alla presidenza del consiglio: se il decreto venisse confermato «sarebbe inevitabile il blocco delle iniziative di finanziamento in corso, e sarebbero indebitamente favorite speculazioni sulla compravendita dei titoli abilitativi già in essere» confermando il «rischio di inaffidabilità del legislatore italiano». Risponde la Prestigiacomo: «È il solito atteggiamento delle banche, che non ci piace, perché non c'è ragione di non avere fiducia in ciò che è scritto in una legge dello Stato, e cioè che entro il 30 aprile ci sarà un nuovo quadro di incentivi». Quindi i piani di investimento «possono andare avanti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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