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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2011 alle ore 19:29.
La politiche finalizzate a dare impulso alle fonti rinnovabili in questi anni sono state numerose e, a seconda delle caratteristiche del mercato e di altri fattori, hanno sortito esiti differenti. A poche ore dall'approvazione del decreto legislativo sulle rinnovabili da parte del governo, che recepisce la direttiva Ue 2009/28 sulla promozione dell'energia pulita (la norma comunitaria prevede una quota di rinnovabili pari al 20% del consumo finale di energia entro il 2020. Per l'Italia il tetto è fissato al 17%), ecco una panoramica sulle forme più diffuse di incentivi che negli ultimi anni sono state adottate in Europa e nel resto mondo.
1) Feed-in tariff. Con questo sistema lo Stato stabilisce per un certo numero di anni per le energie rinnovabili un prezzo fisso di anni superiore a quello di mercato. La maggiorazione vale per i produttori come incentivo a investire nello sviluppo di tecnologie innovative e verdi. "Si tratta del sistema più diffuso in tutta Europa, il quale, per la sua semplicità, ha in genere supportato bene lo sviluppo delle energie pulite", spiega a Sole24Ore.com Carlo Durante, consigliere di Aper (Associazione produttori energia da fonti rinnovabili). La feed-in tariff è adottata, tra gli altri, da Germania, Francia, Spagna, Portogallo e Repubblica Ceca. Inoltre, questo metodo è stato scelto dagli Stati Uniti e dalla Cina, dove sono state impiegate anche di forme di esenzione fiscale.
"In Spagna, per circa un anno, tra il 2009 e il 2010, l'esecutivo, ritenendo che non fosse chiara l'evoluzione del mercato delle nuove tecnologie, ha sospeso gli incentivi per le rinnovabili. Questo, sebbene ora la feed-in tariff sia stata ripristinata, ha causato uno stop del settore. Tuttavia, alcuni numeri rendono bene l'idea della differenza tra l'Italia e altri paesi europei: oggi in Germania e in Spagna l'eolico ha una capacità installata rispettivamente pari a 27.000 Mw e 17.000 Mw contro i 6.000 Mw dell'Italia". Ancora, il nostro paese sconta ritardi a causa della complessità delle procedure burocratiche: "In Germania per avviare un parco eolico-fotovoltaico servono due anni e sei mesi, mentre da noi ne sono necessari in media cinque o sei".
2) Feed-in premium. Il prezzo dell'energia rinnovabile è composto da due fattori: il valore di mercato dell'energia elettrica, esposto alle oscillazioni della domanda e dell'offerta, e un premio fissato dall'autorità pubblica. Questo schema di incentivi è stato usato in Italia per il fotovoltaico (Conto energia).
3) Quota di mercato (o certificato verde). E' un sistema usato in Gran Bretagna e, per l'eolico, in Italia, Danimarca, Svezia e Polonia. Lo Stato stabilisce che una quota del mercato dell'energia elettrica debba provenire da fonti rinnovabili. "Il prezzo dell'energia rinnovabile viene a essere costituito da due fattori, il valore di mercato e quello dell'incentivo, entrambi volatili. Va da sé che un metodo simile risulti più macchinoso di altri. – precisa Durante – Inoltre, si è creato un eccesso nell'offerta dei certificati verdi, pari a circa il doppio della domanda. Per questa ragione, in base al decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri, il Gse (Gestore dei Servizi Energetici) si impegna ad acquistare i certificati verdi in eccedenza a un prezzo più basso, di circa il 22%, rispetto a quello attuale". A partire dal 2014, poi, il nostro paese adotterà il sistema di incentivi feed-in premium anche per quanto riguardo l'eolico.
4) Tender (o asta). Qui, in sostanza, individuata un'area idonea a produrre energia attraverso le rinnovabili (eolico, fotovoltaico, biomasse...), l'azienda in grado di presentare l'offerta migliore si accorda con il governo o con un ente pubblico sul prezzo per realizzare l'impianto. "In Brasile, Portogallo, Gran Bretagna e Marocco sono state definite fruttuosamente intese di questo genere".
5) Altri incentivi possono essere le esenzioni fiscali e la priorità di dispacciamento. Quest'ultimo sistema prevede che le rinnovabili siano messe sul mercato prima delle altre fonti energetiche, eliminando il rischio che restino quote invendute. "Purtroppo, la rete elettrica italiana è inadeguata a garantire la priorità di dispacciamento delle energie pulite, a causa di un'eccessiva frammentazione degli impianti delle rinnovabili", conclude Durante.
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