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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2012 alle ore 09:42.

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(Reuters) (Reuters)

Via, allora. Si accende la fiamma e parte la trentesima olimpiade della storia, la terza di Londra dopo quella del 1908 e quella del 1948 con le macerie della guerra sullo sfondo. Dopo tante lacrime e sangue, come aveva chiesto Winston Churchill, per quella inaugurazione furono spese appena 800 mila sterline.

Si tirava la cinghia senza diete. Gli atleti erano tutti magri naturalmente; e molto magro era anche il pubblico perché gli inglesi, pur non avendo subito l'invasione dei tedeschi, avevano resistito ad oltranza risparmiando su tutto sotto i bombardamenti di Hitler.
Altri tempi. Per l'inaugurazione di stasera, quando Valentina Vezzali sfilerà con la bandiera italiana, di sterline ne andranno via un bel po' di più. Quasi 35 milioni, cambiandole in euro, valuta che nella City non ha mai goduto di grande popolarità, figuriamoci adesso che va su e giù sotto il bombardamento dello spread.

Siamo moderni, è la parola d'ordine del regista della cerimonia, quel Danny Boyle, già regista di "Trainspotting" e "The Millionaire" costruita attorno a 85 canzoni con l'ex Beatles Paul McCartney, un vecchio signore che ha fatto un patto col diavolo come Dorian Gray, a chiudere il cerchio della trasgressione perduta
Ma siamo in crisi, tutto ce lo ricorda. Anche il confronto con le Olimpiadi di Pechino 2008, ultimi fuochi d'artificio prima che venissero fuori quelle minacciose parole, subprime e contagio, che tanto ci hanno angosciati in questi quattro anni. La Cina, per organizzare i giochi, investì quasi tre volte di più, rispetto agli attuali 12 miliardi di euro che Londra spenderà per questa edizione

Ecco, il primo dato: siamo andati indietro. E non solo in liquidità. E mai come adesso il cerchio delle Olimpiadi mette a fuoco la grande crisi, non solo economica, di questo strano mondo, ricco e povero allo stesso tempo, con la vecchia Europa, morsicata dalle divisioni, al bivio della sua storia. L'Olimpiade, per sua natura, è uno strano impasto di orgoglio nazionale e amicizia senza confini. Proprio come l'Europa che però, stasera alla cerimonia, non avrà una sua bandiera da far sventolare. Chissà se in futuro ci riuscirà. Lo sport, che nel bene e nel male ha una forza travolgente, potrebbe dargli una mano.

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