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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2013 alle ore 13:00.
L'ultima modifica è del 31 ottobre 2013 alle ore 08:40.
Il mercato libero dell'energia non sembra convincere ancora del tutto gli italiani che, sia per quanto riguarda l'energia elettrica che il gas, rimangono in buona parte fedeli alle tariffe di maggior tutela stabilite a insindacabile giudizio dall'Autorità per l'energia. La conferma arriva da un nuovo studio elaborato dall'Osservatorio di SosTariffe.it, che in realtà evidenzia come i nostri connazionali siano maggiormente ricettivi alle proposte dei fornitori più per quanto riguarda i consumi di energia elettrica che non per quelli di metano.
Le famiglie presenti nel mercato libero dell'energia elettrica erano il 21,8% del totale a fine 2012, ossia cinque anni dopo l'inizio del processo di liberalizzazione. Meno della metà, invece, è la quota dei consumatori finali di gas che hanno scelto il mercato libero del gas, partito ormai dieci anni fa (2003): a fine 2011 solo il 10,9% delle famiglie aveva optato per formule di questo tipo, anche se negli ultimi anni si è registrata una maggiore vivacità. La diversa velocità del processo di liberalizzazione è confermata anche dai numeri relativi allo switching, ossia la propensione a cambiare fornitore: quando questo indicatore è particolarmente elevato è un segnale di un mercato competitivo e concorrenziale. Ebbene, nel 2012 il tasso di switching annuo nel mercato libero dell'energia elettrica in Italia si è attestato al 7%, la metà del Belgio, il Paese più virtuoso in Europa con il 14%. I nostri connazionali sono meno "fedeli" rispetto ad altri Stati mediterranei come Francia e Spagna, anche se lontani rispetto ai Paesi primi in classifica.
Decisamente meno confortanti sono invece i risultati nel metano: nel 2012 il tasso di switching nel mercato libero del gas in Italia è stato del 5%, 12 punti percentuali in meno rispetto al Paese in testa a questa classifica, l'Irlanda, una percentuale superiore solo a Francia, Ungheria e Austria. A parte la velocità di marcia tra elettricità e gas, la considerazione finale che emerge dallo studio è che gli italiani in grande maggioranza sono restii ad abbandonare il mercato tutelato, dove pure non si ha nessuna certezza della tariffa applicata. Non si tratta sicuramente di un qualcosa di congenito o di un'istintiva diffidenza, dal momento che le imprese tricolori hanno invece in gran parte optato per il mercato libero. I motivi della pigrizia delle famiglie sono numerosi: probabilmente la sovrabbondanza di offerte spaventa i comuni utenti, che fanno fatica a orientarsi tra scaglioni, fasce orarie e biorarie e quant'altro.
Soprattutto, poi, non esiste una chiara consapevolezza dei vantaggi del mercato libero; eppure l'Osservatorio di SosTariffe.it ha stimato che in Italia il passaggio a un fornitore del mercato libero permetta un risparmio medio del 14% nell'energia elettrica e del 13% (gas) rispetto alla tariffa di maggior tutela. Si tratta di valori sostanzialmente allineati alla media europea e che, anche se la convenienza è inferiore rispetto a quella che si registra nei Paesi scandinavi, sono di una certa consistenza e potrebbero anche incidere sul bilancio familiare. Ma, visti i risultati per ora così poco esaltanti del mercato libero, è evidente che qualcosa andrebbe ripensato nella comunicazione dei big dell'energia.
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