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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2010 alle ore 08:57.
La descrive come una missione di «seconda generazione». Un'evoluzione rispetto a quelle degli anni scorsi. Per un motivo fondamentale: tra le aziende che dal 30 maggio al 4 giugno arriveranno in Cina non ci sono più soltanto le protagoniste delle cosiddette quattro A. E cioè alimentare, arredamento, abbigliamento e automotive. «Stavolta porteremo più aziende di settori diversificati. Non saremo concentrati solo sui consumi e aumenta il numero delle piccole aziende che si affiancano alle grandi», spiega Paolo Zegna, vice presidente di Confindustria con la delega all'internazionalizzazione.
La formula resta la stessa, collaudata dall'esperienza di decine di missioni: Confindustria, Ice, Abi e governo. Tutti insieme per portare all'estero un sistema paese compatto, per evitare quelle frammentazione che purtroppo, sottolinea Zegna, ancora spesso esistono. Numeri in genere imponenti. E anche questa missione in Cina ne è la conferma, a riprova dell'interesse delle imprese italiane: 600 operatori, 230 aziende, 20 associazioni territoriali e di categoria di Confindustria, 10 banche.
Settori nuovi: di che si tratta?
Operano nel grande campo dell'ambiente. Riciclaggio di rifiuti, energie alternative, fonti rinnovabili, ecoedilizia.
Quella green economy indicata come motore della crescita?
Sì. E le imprese italiane si stanno già affermando con una loro leadership, alla pari di quella già conquistata nei settori più tradizionali del made in Italy.
Un mercato che in Cina si sta aprendo?
Oggi c'è molta più attenzione in Cina per le questioni ambientali rispetto a qualche anno fa. Quindi per le nostre imprese si apre un mercato importantissimo: possiamo trasferire prodotti e tecnologie. Le aziende stanno capendo che la Cina non deve essere vista come un nemico ma come una grande opportunità. Lo dimostrano i dati dell'export verso quell'area: nel 2009, l'anno orribile della crisi, mentre Francia e Giappone hanno perso il 17 e il 13%, noi solo il 5,4. Abbiamo tenuto piuttosto bene! In questa prima parte del 2010 c'è una nuova crcescita del 14-15 per cento.
La distanza rende difficile per le piccole esportare e soprattutto fare investimenti...
Per questo organizziamo le missioni. E questa volta non andremo solo nella grandi città, Pechino e Shanghai, dove visiteremo il Padiglione Italia dell'Expo. Cominceremo con Chongqing, più all'interno, una città meno conosciuta qui da noi, dove ancora non si è sviluppato il grande consumo, ma che ha addirittura 31 milioni di abitanti. Anche questa una novità della missione. Il fenomeno dell'urbanizzazione sta andando avanti molto celermente, in Cina ci sono più di 40 città che hanno oltre 4 milioni di abitanti. Tutte potenzialmente interessanti per le nostre imprese. C'è interesse in Cina per l'Italia: i visitatori record del Padiglione Italia, che è bellissimo, sono la riprova che la realtà italiana viene guardata con grande attenzione.
Dopo le missioni è essenziale il follow up ...
Infatti, una volta individuati settori e potenzialità operative, solitamente facciamo seguire azioni più specifiche e mirate. Le missioni di sistema hanno naturalmente una forte connotazione politica anche se, con un grande contributo dell'Ice, curiamo con molta attenzione gli incontri faccia a faccia tra le aziende. Ci vorranno poi sempre più persone specializzate, presenti nei mercati più importanti. Per esempio, da due anni, il Sistema Moda Italia, l'organizzazione di Confindustria del tessile-abbigliamento, ha una ragazza cinese specializzata in quel settore presso l'ufficio Ice di Shanghai. È stato un coinvestimento tra Smi e Ice: un esempio da seguire senz'altro positivo.
nicoletta.picchio@ilsole24ore.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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