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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2010 alle ore 13:44.
Un italiano su tre non sa di essere un consumatore libero di luce e gas. Non ha idea di poter cambiare il fornitore a piacere. Nel dettaglio: «Il 64,2% dei consumatori di metano e il 70% di chi usa la corrente elettrica sa che tutti possono scegliere liberamente fra molti operatori», spiega Nino Lo Bianco, presidente della Bip, Business integration partners, nel presentare una ricerca condotta insieme con la Nielsen. La ricerca Bip-Nielsen è stata condotta in giugno su un campione assai esteso (9mila contatti) ed è stata presentata ieri mattina durante la prima delle tre giornate della decima edizione dell'Italian Energy Summit, il convegno organizzato dal Sole 24 Ore con Ibc, per fare ogni anno il punto sugli andamenti del mercato dell'energia.
Di fatto, da dieci anni il mercato del metano è liberalizzato, eppure molti consumatori non lo sanno ancora. Il 27% è convinto che sì, altri consumatori (quelli industriali) possano scegliere liberamente l'azienda del gas, ma ritiene che l'utenza domestica non abbia questa facoltà. L'8,8 addirittura è convinto che esista in Italia una sola azienda del gas (la propria) e che non ci sia alcuna possibilità di scelta. «Le campagne pubblicitarie di questi anni – osserva Daniele Imbonati, partner della Bip che ha curato la ricerca con Nielsen – hanno sottolineato di più il settore dell'elettricità, che per i consumatori è più contiguo nella possibilità di scelta con quello dei telefonini. Il gas invece è ancora un segmento che il consumatore percepisce molto "fisico" e non ha idea di come si possa cambiare fornitore. Spicca però il parere dei giovani: i più delusi nei confronti del servizio offerto dalle aziende di luce e gas, e quelli che sentono insoddisfacente ciò che i loro fornitori fanno sul fronte della sostenibilità ambientale».
Diversi gli spunti emersi dell'Energy Summit. Come quelli proposti da Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega anche all'energia. Il quale mostra il ruolo del medico e ricercatore Umberto Veronesi, tra i candidati al vertice della futura agenzia per la sicurezza nucleare. «Veronesi ha avuto non solo il coraggio di schierarsi, ma anche la volontà di rimanere in campo su un tema delicato come il nucleare. Il governo non può che guardare con attenzione a questa candidatura, che non è un'autocandidatura di Veronesi, perché è il governo stesso che si è fatto avanti. Che sia la presidenza dell'agenzia o quella di altri organismi, ci auguriamo che Umberto Veronesi possa far parte della squadra e rendere il più possibile credibile il percorso che ci porterà verso il programma nucleare». Saglia ricorda che per il nucleare «al documento di attuazione mancano due delibere, che intendo portare alla prossima riunione del Cipe», cioè il tema relativo alla scelta delle tecnologie e il tema relativo ai consorzi tra consumatori industriali. «Tutti i documenti e le delibere sono pronti, ma devono essere validati dall'agenzia nucleare. È mio auspicio che il presidente del consiglio possa, all'indomani del passaggio alla camera, nominare l'agenzia».
Alessandro Ortis, presidente dell'Autorità per l'energia, ha osservato come le società a business regolato, come Snam Rete Gas e Terna, abbiano retto meglio delle altre alla crisi: «I settori regolati dall'Autorità sono stato tra quelli che meglio hanno retto alla crisi, specie in termini di occupazione, capitalizzazione in Borsa e investimenti». Ortis ha ricordato i risultati di Terna, che è l'azienda dell'alta tensione neutrale e indipendente dalle società elettriche, e ha ricordato l'opportunità che anche la Snam rete Gas esca dall'Eni. «Andrebbe applicata la legge, che già esiste, per una separazione proprietaria di Snam Rete Gas da Eni, in modo da ottenere un percorso e risultati simili a quelli positivi già ottenuti con l'operazione Terna per il settore elettrico».
Miguel Antoñanzas, da meno di un mese al vertice dell'Eon Italia, ha ricordato come la società «da 10 anni contribuisce alla concorrenza e alla competitività del settore energetico italiano. Oggi siamo il quarto operatore energetico con una potenza installata pari a circa 5,9 gigawatt».
Al convegno presso la sede del Sole 24 Ore ha partecipato anche Giorgio Squinzi, presidente di Federchimica e del comitato tecnico per l'Europa della Confindustria, che ha commentato le osservazioni sollevate dal mondo degli industriale verso il governo: «Sono due anni e mezzo che aspettiamo certe cose, speriamo che il chiarimento di questa settimana sia una svolta. Certo è che l'inazione del governo – ha continuato Squinzi – purtroppo è evidente». Squinzi ha lanciato anche una proposta intervenendo a Radio 24: «Abbiamo un grande manager disponibile da pochi giorni: perché non Alessandro Profumo ministro dello Sviluppo?»
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