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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2010 alle ore 09:08.
Produrre elettricità pulita, risparmiare sulla bolletta energetica e guadagnare con gli incentivi. Un impianto fotovoltaico sul tetto del capannone può essere la quadratura del cerchio per una piccola impresa: a condizione, però, di non sbagliare le scelte chiave. Gli impianti che entreranno in esercizio dal 1° gennaio 2011 subiranno un taglio del 18-20% degli incentivi rispetto ai livelli di quest'anno: una riduzione che non compromette la sostenibilità dell'operazione – perché il costo dei moduli fotovoltaici è diminuito negli ultimi anni –, ma che certo impone attenzione. (Le cose da sapere per un impianto su misura).
Costi e benefici
I vantaggi economici del fotovoltaico sono almeno tre:
■ ogni chilowattora di energia elettrica prodotta riceve per 20 anni un contributo pubblico (tariffa incentivante) erogato dal Gse, il Gestore dei servizi energetici;
■ l'energia prodotta e immediatamente consumata riduce il peso della bolletta elettrica;
■ l'energia ceduta alla rete, perché non utilizzata dall'impresa, viene comunque remunerata: con il meccanismo dello scambio sul posto (per impianti fino a 200 kW) o con la vendita (per impianti più grandi, e in questo caso quasi tutte le imprese scelgono il ritiro a prezzo fisso da parte del Gse anziché la vendita sul mercato). Sul lato dei costi, invece, bisogna mettere in conto l'investimento iniziale, le spese per la manutenzione periodica e il premio delle polizze contro furti e danni.
Il ritorno dell'investimento
Se il meccanismo è ben congegnato, senza prestiti bancari, l'investimento si ripaga in 6-7 anni. Se invece si ricorre a un finanziamento – cosa che fanno quasi tutti gli imprenditori che installano il fotovoltaico – i tempi si allungano, e si può arrivare anche a 17 anni, a causa della spesa per gli interessi. Anche in questo caso, però, un impianto ben progettato garantisce fin dal primo anno un saldo attivo al suo titolare, tra incentivi e risparmi in bolletta. La difficoltà, se mai, potrebbe essere l'accesso al credito, soprattutto per le aziende meno solide. «Anche se l'investimento viene ripagato dagli incentivi pubblici, le banche non lo vedono mai come un prestito autoliquidante, ma piuttosto come un prestito che va a ridurre il "castelletto" dell'impresa», spiega Renato Cremonesi, presidente di Cremonesi Consulenze.
Questo è tanto più vero considerando che nessuna piccola impresa apre una società separata per gestire il fotovoltaico, come spiega Paolo Vignando, partner allo studio legale Macchi di Cellere Gangemi: «La costituzione e la gestione di una società dedicata finirebbe per azzerare gli eventuali vantaggi. Non dimentichiamo che l'impianto fotovoltaico è un investimento che si ammortizza fiscalmente in 11 anni, scontando ogni anno il 9% dell'importo iniziale». Per chi non riesce a ottenere un prestito, l'alternativa è rivolgersi a una delle società che – semplificando – costruiscono l'impianto a proprie spese sul tetto del capannone, incassano gli incentivi e "regalano" l'elettricità al proprietario dell'edificio. Ma è evidente che così l'imprenditore perde la piena disponibilità dell'immobile per 20 anni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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