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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2010 alle ore 09:08.
Il progetto
Per decidere come procedere, il Gifi, Gruppo imprese fotovoltaiche italiane di Anie, consiglia quattro mosse preliminari:
■ verificare i consumi elettrici dell'azienda;
■ valutare con un tecnico/progettista l'opportunità di un impianto per consumo totale o parziale dell'energia prodotta;
■ valutare eventuali soluzioni architettoniche innovative/integrate;
■ accertare l'iter autorizzativo per la realizzazione dell'impianto in funzione delle potenze e degli eventuali vincoli.
Nella fase preliminare, inoltre, suggerisce Cremonesi, «bisognerebbe sempre partire da una diagnosi energetica di tutto l'edificio: gli immobili industriali e i cicli produttivi spesso hanno margini enormi di riduzione dei consumi e si potrebbero individuare soluzioni alternative o abbinate al fotovoltaico». Anche perché per chi migliora l'indice di prestazione energetica dell'edificio, scatta una maggiorazione fino al 30% degli incentivi.
Una volta deciso per il fotovoltaico, conviene individuare operatori che prendano in carico tutti gli aspetti tecnici e burocratici, evitando il collage e il fai-da-te. «Meglio se questo main contractor è anche in grado di offrire un contratto di manutenzione decennale. In generale, in assenza di criteri universali, vanno privilegiati gli operatori che abbiano una lunga esperienza impiantistica e che siano conosciuti su piazza», osserva Tiziano Dones, di T&G Sistemi, società specializzata nel settore. Quanto alla taglia, prosegue Dones, «noi consigliamo l'investimento in misura necessaria a coprire il fabbisogno energetico: questa è la scelta che ha in sé la miglior redditività; poi dipende dalla situazione del cliente».
La spesa totale
Oggi per 1.800-1.900 euro al kW di potenza si possono acquistare sul mercato moduli di buona qualità, ma si può scendere fino a 1.100-1.200 euro. «Trattandosi di un investimento, però, non conviene risparmiare sulle componenti installate, per non assumersi rischi eccessivi», aggiunge Dones.
Il costo dell'impianto "chiavi in mano", naturalmente, è più alto di quello dei singoli componenti, e dipende dalla taglia della struttura e dalle difficoltà di installazione. Un impianto da 20 kWp potrebbe costare 4.200 euro al kW se la posa in opera non è complicata. Mentre un impianto da 100 kWp si colloca in un range inferiore, con un costo totale da 350mila a 400mila euro.
cristiano.delloste@ilsole24ore.com
Le cose da sapere per scegliere un impianto su misura
LE REGOLE
01| L'INCENTIVO
Il conto energia prevede che per 20 anni tutta l'elettricità prodotta dall'impianto fotovoltaico (autoconsumata o immessa in rete, non fa differenza) venga "ricompensata" con un contributo pubblico, chiamato tariffa incentivante. Ad esempio, un impianto su un edificio in Lombardia, con una potenza di 200 kWp, entrato in servizio nei primi quattro mesi del 2011, il primo anno riceverà circa 85mila euro di contributi, mentre al Sud Italia l'importo sarebbe più alto. L'incentivo è versato dal Gse con cadenza mensile o bimestrale a seconda del regime di cessione.
02| RAPPORTI CON LA RETE
Un impianto fotovoltaico non produce energia con il buio e ne produce meno in inverno o quando il cielo è più coperto. Quindi può capitare che il titolare dell'impianto si trovi a dover utilizzare elettricità che non produce (prelevandola dalla rete elettrica) o a produrre elettricità che non utilizza (cedendola alla rete).
03| LO SCAMBIO SUL POSTO
L'energia prelevata dalla rete va sempre pagata al proprio fornitore, ad esempio l'Enel. Poi, però, per gli impianti fino a 200 kWp di potenza, si può scegliere lo scambio sul posto, un meccanismo che consente di "compensare" il valore di prelievi e cessioni. Ogni anno il Gse valorizzerà l'elettricità ceduta alla rete e verserà un contributo in conto scambio, che tiene conto sia del valore dell'energia sia delle altre componenti della bolletta elettrica. Dopodiché, se alla fine dell'anno ci sarà un "credito", il titolare potrà scegliere se utilizzarlo negli anni seguenti o farselo liquidare dal Gse.
04 | LA VENDITA DI ENERGIA
Gli impianti oltre i 200 kW di potenza non hanno lo scambio sul posto e devono vendere l'energia che cedono alla rete, scegliendo tra due opzioni: il ritiro da parte del Gse a prezzo minimo garantito (la via più praticata) e la vendita sul mercato elettrico (riservata a chi fa dell'energia il proprio business principale).
05 | FISCO E IMPOSTE
La tariffa incentivante è esente da Iva, ma fa reddito ai fini dell'imposte dirette e dell'Irap (infatti il Gse la versa alle imprese applicando una ritenuta del 4%). Per le imprese che scelgono lo scambio sul posto, il contributo in conto scambio costituisce reddito ed è soggetto Iva. Anche i proventi dalla vendita di energia, oltre a essere soggetti alle imposte dirette e all'Irap, sono sottoposti al prelievo Iva del 20 per cento.
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