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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2010 alle ore 11:32.
Il Nord Africa si mette in rete. E Il Cairo vuole fare da traino, a partire dalle fonti rinnovabili. Uno dei pochi paesi arabi quasi senza petrolio, l'Egitto ha tali risorse di energia pulita da potersi candidare a diventare l'Arabia Saudita del futuro. Con 5mila ore di vento all'anno sulla costa occidentale del Golfo di Suez e anche un po' più giù, lungo le pianure costiere del Mar Rosso (contro 1.800-1.900 ore dei siti migliori in Italia), gli egiziani potrebbero mandare avanti tutta la loro economia attingendo solo a questo enorme "giacimento".
Tra Suez e Hurghada, i venti soffiano in media a una velocità costante di 9 metri al secondo, comparabile alle potenze del Mare del Nord, mentre il ghibli dell'Alta Valle del Nilo soffia attorno ai 7 metri al secondo. Chi va sul Mar Rosso per fare windsurf o kitesurf, lo sa: nella zona di Zafarana, centinaia e centinaia di pale eoliche si estendono per chilometri, rivelando una delle meraviglie tecnologiche del Nord Africa.
La domanda energetica del paese più popoloso del mondo arabo, con quasi 80 milioni di abitanti, cresce del 6% all'anno. E dagli estesi blackout di quest'estate si è capito che il sistema attuale, basato soprattutto sugli idrocarburi, non ce la fa. Sfruttare anche le risorse rinnovabili sta diventando una necessità. Prima di tutto per soddisfare il fabbisogno interno, ma in prospettiva anche per esportarle verso la sponda nord del Mediterraneo. Le autorità del Cairo puntano allo stesso target indicato dall'Unione Europea: entro il 2020, il 20% della domanda elettrica dovrà essere coperta da fonti pulite. L'obiettivo sarà soddisfatto per oltre metà dall'eolico, che dovrà arrivare a 7.200 megawatt installati. Poi c'è il sole del Sahara, che occupa oltre il 90% del territorio egiziano, e l'idroelettrico sul Nilo.
Per un paese che oggi non arriva a 500 megawatt di pale operative, si tratta di un obiettivo ambizioso. Di conseguenza, la New and Renewable Energy Agency sta procedendo a tappe forzate verso lo sviluppo di nuovi impianti. Per colpire nel segno, però, c'è bisogno di investimenti esteri. Su questo sta lavorando il ministro Rashid Mohamed Rashid, il primo imprenditore a entrare nel governo egiziano, tra l'altro con due ministeri: quello agli Investimenti e quello al Commercio e industria. Rashid, che ha costruito un impero alimentare per poi venderlo a Unilever, di cui ha guidato per anni la divisione dedicata al Nord Africa e Medio Oriente, è il promotore della liberalizzazione nel mercato egiziano.
«Per far arrivare gli investimenti dall'estero – spiega Rashid – dobbiamo aprire le porte ai privati». E così sta facendo, insieme alla General Authority for Investment and Free Zones (Gafi), dove gli imprenditori stranieri sono accolti a braccia aperte. Non ci sono più restrizioni alla proprietà privata degli stranieri in Egitto e non ci sono più requisiti minimi di capitale, anche se restano alte le barriere in un mercato, come quello dell'energia, ancora completamente statalizzato e con forti sussidi agli idrocarburi, ma non alle fonti rinnovabili, per tenere artificialmente basse le bollette dei cittadini.
«Con le condizioni offerte dal vento egiziano, gli incentivi non servono», spiega Giuseppe De Beni, numero uno di Italgen, la società energetica di Italcementi, che sta realizzando il primo campo eolico completamente privato dell'Egitto, da 120 megawatt, a Gebel el-Zeit. «Con cinquemila ore di vento all'anno un campo eolico nel Golfo di Suez ha una redditività vicina a un impianto a ciclo combinato a gas», precisa De Beni.
Resta il fatto che l'energia prodotta nel campo di Gebel el-Zeit non potrà essere venduta alla rete come si fa comunemente in Europa, ma dovrà essere consumata dalla stessa Italcementi, con uno scambio sul posto, nei suoi stabilimenti produttivi. Per Italcementi niente di male: in Egitto è il primo player e consuma talmente tanta energia che potrebbe raddoppiare l'investimento (per ora a 150 milioni di euro) senza aver ancora soddisfatto completamente il suo fabbisogno. Per gli altri investitori privati, però, questo è uno dei principali ostacoli.
Il ministro Rashid assicura che è in dirittura d'arrivo in Parlamento e sarà operativa entro l'anno prossimo una nuova normativa per aprire la generazione elettrica anche ai privati e un'altra per ridurre i sussidi agli idrocarburi, rendendo competitiva la vendita di energia pulita. Ma per adesso tutte le installazioni eoliche del paese, concentrate a Zafarana, sono di proprietà del governo.
I principali progetti
Transgreen - L'importanza della trasmissione
Desertec - Nel deserto milioni di specchi
Stranieri in campo - Pale danesi sulle rive del Nilo
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