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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2011 alle ore 14:58.
Reinterpretare gli acquedotti in chiave moderna per imbrigliare la forza di gravità e produrre energia rinnovabile. È questa l'idea di due fratelli romani che stanno diffondendo una nuova applicazione dell'idroelettrico. La storia di Flavio e Valerio Andreoli, titolari della Hydrowatt, è riportata oggi da Bloomberg, che nelle loro idee vede l'evoluzione moderna dei sofisticati sistemi che davano vita alle monumentali fontane dell'antica Roma.
Il concetto è semplice: trasformare un problema in un'opportunità. «In Italia abbiamo molti acquedotti di tipo montano – spiega Flavio Andreoli, amministratore delegato Hydrowatt – in cui le sorgenti sono a un livello superiore alle quote di distribuzione. Ciò significa che nello scendere a valle all'interno degli acquedotti l'acqua accumula una pressione che non è compatibile con gli usi domestici e che rischierebbe di danneggiare gli impianti».
Generalmente il problema viene risolto con l'applicazione di valvole che riducono la pressione generata dalla gravità. Ma alla Hydrowatt si sono accorti che, cambiando punto di vista, quella pressione diventava una risorsa, perché la pressione è energia. «Abbiamo sostituito le valvole con delle turbine idrauliche che assorbono la pressione e, invece di disperderla, la trasformano in energia prima meccanica e poi elettrica». Energia che viene poi immessa nella rete di distribuzione locale e che quindi produce utili.
Il sistema è attualmente in uso nell'Appennino centrale con 40 impianti installati negli acquedotti dei Monti Sibillini e del Pescara, gestiti dalle società Ciip Spa di Ascoli Piceno e Aca di Pescara che partecipano all'iniziativa in società con la Hydrowatt.
L'installazione di questo tipo di centrali idroelettriche sugli acquedotti caratterizzati da sufficienti salti di quota potrebbe avere larghissime applicazioni in Italia e consentire ai gestori delle acque di entrare nel business delle rinnovabili. Con gli ulteriori vantaggi legati alle incentivazioni che per l'idroelettrico equivalgono a 22 centesimi per KWh prodotto. «Ma se gli incentivi ci hanno aiutato all'inizio, al momento il business è conveniente di per sé» sottolinea Andreoli, forte degli 11 milioni di fatturato ottenuti nel 2010. L'installazione delle turbine utilizzate da Hydrowatt è inoltre competitiva con altri sistemi di produzione energetica da fonti rinnovabili. Il costo si aggira tra i 1.700 e i 2.700 euro per chilowatt di potenza, contro i 1.500-3.000 necessari per l'eolico e i 4.500-6.000 del solare.
Attualmente, con i suoi 40 impianti con potenze variabili da pochi KW fino a 3 MW, Hydrowatt produce oltre 55 milioni di KWh all'anno, energia sufficiente per alimentare circa 30.000 abitazioni. Il sistema delle turbine non risente di fattori atmosferici e, a differenza dell'eolico o del solare, può quindi garantire una produttività costante. Ciò significa che ogni chilowatt di potenza si traduce ogni anno in 8.000 KWh di energia: una produttività almeno quattro volte superiore alla media degli impianti eolici o solari. E Mentre l'idroelettrico sulla grossa taglia incontra ormai forti opposizioni in Italia, questi piccoli impianti che sfruttano un sistema già esistente come quello degli acquedotti hanno un grosso potenziale.
Tutti vantaggi che hanno convito la Hydrowatt delle molte opportunità dell'idroelettrico. I due fratelli sono decisi a crescere e hanno iniziato a esplorare altri mercati con un occhio particolare verso gli Usa dove hanno recentemente acquistato quattro piccole centrali idroelettriche di cui contano di raddoppiare la produzione in 36 mesi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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