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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2011 alle ore 11:25.
La corsa a produrre combustibili grazie alla bioingegneria ha raggiunto un nuovo traguardo. Un gruppo di ricerca della Rice University di Houston, nel Texas, ha appena pubblicato sull'edizione online di Nature i risultati dei propri esperimenti con cui è riuscito a ottenere butanolo da un batterio. Il butanolo è un alcol che potrebbe essere utilizzato nei motori dei veicoli al posto della benzina, solo che è molto costoso e quindi serve piuttosto all'industria chimica.
Il metodo messo a punto dal team guidato da Ramon Gonzalez, professore associato di chimica e ingegneria biomolecolare nonché responsabile del laboratorio di ingegneria metabolica potrebbe essere la soluzione. Il processo che è stato messo a punto utilizza solo glucosio e sali minerali come ingredienti e risulta 10 volte più veloce di tutti quelli realizzati fino ad ora. Per questo, dice senza modestia il ricercatore, il confronto con gli altri non sarebbe nemmeno corretto.
Sembra curioso che proprio dal cuore del regno dei petrolieri americani, il Texas, arrivi un'invenzione che punta a mandare in soffitta definitivamente i combustibili fossili o quel che ne resta . Ma Gonzalez da anni si occupa di modificare geneticamente piccoli organismi per tentare di risolvere i problemi energetici e ambientali, per esempio per riutilizzare gli scarti di lavorazione dell'industria petrolifera in modo da evitare l'inquinamento e produrre anche più risorse energetiche.
Il suo ultimo successo l'ha ottenuto modificando il Dna dell'Escherichia choli, uno dei batteri più usati in bioingegneria. Insieme a tre studenti che firmano con lui il paper di Nature, Clementina Dellomonaco, James Clomburg ed Elliot Miller, il professore ha scelto però di imboccare una strada diversa da quella seguita dalla maggior parte degli altri gruppi di ricerca che nel mondo stanno tentando di ottenere lo stesso risultato di produrre un carburante a buon mercato, del tutto simile a quello derivato dal petrolio, in quantità industriali e senza i problemi creati dalla produzione agricola di biocombustibili .
Il procedimento classico, spiega Gonzalez, è quello che cerca di ripercorrere la strada che usa anche la natura attraverso il metabolismo delle cellule per costruire lunghe catene di acidi grassi. Il suo gruppo, invece, ha provato a rifare al contrario il processo che le cellule usano per spezzettare gli acidi grassi in catene più semplici e produrre alla fine energia, come avviene anche nel nostro organismo. Un processo che si chiama beta-ossidazione. "Certamente il nostro è un sistema anticonvenzionale, ma ha senso", spiega il professore, "perché il modo in cui il metabolismo produce gli acidi grassi è molto inefficiente rispetto a quello con cui li spezzetta. Allora è meglio cercare di ripercorrere questa seconda strada al contrario".
Per produrre butanolo, un composto che è caratterizzato da quattro atomi di carbonio, è stato necessario manipolare una dozzina di geni di Escherichia Coli, ma regolando il loro funzionamento si possono ottenere anche altre catene, più lunghe. E siccome la beta-ossidazione avviene nelle cellule di moltissimi organismi, il processo potrà essere realizzato anche in altri batteri, o lieviti o alghe. "Possiamo fare moltissimi tipi di molecole per molti mercati diversi e usando qualunque organismo", annuncia Gonzalez.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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