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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2013 alle ore 07:11.

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Studenti, docenti e ricercatori possono tirare un sospiro di sollievo. Dopo un quinquennio di sacrifici a tutti i livelli sta per chiudersi l'era dei tagli all'istruzione. Se c'è un aspetto che accomuna tutte le coalizioni in gara per le politiche del 24 e 25 febbraio è proprio l'intenzione di tornare a investire su scuola, università e ricerca. Con ingredienti e quantitativi che variano di "ricetta" in "ricetta". E di partito in partito.

Il Pd si propone un target numerico ben preciso: portare la spesa per l'istruzione dal 4,9% sul Pil di oggi al 6,3% di media Ocse. Per arrivarci bisognerà investire a ogni livello. A cominciare dagli asili nido dove si punta ad arrivare al 33% di copertura dei posti chiesto dall'Europa. E passando poi per le scuole di ogni ordine e grado: nelle elementari, con il ritorno al tempo pieno e alle 30 ore con le compresenze; nelle medie, con un piano contro l'abbandono scolastico e una leva di insegnanti specializzati su preadolescenza e adolescenza; nelle superiori con l'introduzione di un biennio uguale per tutti e il rafforzamento dell'istruzione tecnica. L'aumento delle risorse coinvolgerà anche l'università grazie al rifinanziamento del fondo di finanziamento ordinario degli atenei (Ffo) che andrà portato a 7 miliardi. Così facendo si potranno usare 500 milioni l'anno per un programma nazionale del merito. Dulcis in fundo la ricerca con il sì al credito d'imposta invocato dalle imprese e la nascita di un'Agenzia nazionale indipendente per la ricerca pubblica.
Il credito d'imposta trova spazio pure nel programma del Pdl. Attraverso il riempimento del fondo creato con la legge di stabilità 2013 a cui si aggiunge l'idea di detassare gli utili che le imprese destinano alla R&S.

Alla voce università la coalizione guidata da Silvio Berlusconi propone invece una razionalizzazione della distribuzione territoriale degli istituti e degli insegnamenti, una ripartizione più qualitativa del Ffo e la valorizzazione dell'inglese come lingua di insegnamento nei corsi di laurea. E si arriva così alla scuola dove spiccano l'ipotesi di ridurre a 5 anni l'inizio del percorso scolastico e il proposito di rafforzare l'autonomia dei singoli istituti nella scelta dei docenti, negli organici e nella gestione dell'offerta formativa. Mentre per rafforzare il legame con il mondo del lavoro si punta a diffondere nel nostro Paese il modello delle scuole tecniche tedesche.
L'intenzione di dirottare nuove risorse sull'istruzione, che nel Pdl appare solo tra le righe, torna con più forza nell'agenda Monti. Il premier uscente annuncia un piano di investimenti per il capitale umano che dovrà beneficiare delle risorse recuperate dal taglio alla spesa improduttiva. L'altra parola d'ordine di Scelta civica è «valutazione». Innanzitutto nelle scuole, dove continuerà a essere affidata all'Indire e all'Invalsi e servirà a premiare i docenti e i presidi più meritevoli. Ma anche negli atenei, che dovranno mettere a punto un monitoraggio costante sui tassi di occupazione, facoltà per facoltà, a sei mesi e a tre anni dal conseguimento della laurea.

Le università, insieme ai centri di ricerca, verranno inoltre sostenute nella gara con i loro competitor europei ad aggiudicarsi i fondi europei per la ricerca. E, per restare in tema, va segnalata la previsione di «un credito d'imposta strutturale» per l'innovazione.
L'esame incrociato dei programmi riserva anche alcune sorprese. Come l'alleanza sull'abolizione del valore legale del titolo di studio tra due liste teoricamente agli antipodi, come il Movimento 5 Stelle e Fare per fermare il declino. Ma – se si eccettua lo stop ai tagli all'istruzione pronunciato da entrambi – i punti in comune tra le due forze politiche si fermano qui. I grillini chiedono l'insegnamento dell'inglese all'asilo, l'abolizione della legge Gelmini, il sostegno della ricerca indipendente con i fondi di quella militare e una digitalizzazione molto più spinta: diffusione obbligatoria di internet nelle scuole, graduale sostituzione dei libri cartacei con quelli digitali, lezioni universitarie on line. Laddove il movimento di Oscar Giannino si batte per aumentare la concorrenza fra istituzioni scolastiche e rafforzare la selezione meritocratica di docenti e studenti.

Chiude il gruppo Rivoluzione civile di Antonio Ingroia che è ancora ferma sugli slogan in difesa della scuola, dell'università e della ricerca pubblica. Che saranno riempiti di contenuto nei prossimi giorni.

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