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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2013 alle ore 06:40.

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Piccole e medie imprese, green economy e innovazione digitale occupano i tasselli centrali di quasi tutti i programmi delle forze politiche in campo. Le posizioni sugli strumenti, tuttavia, mettono in evidenza linee programmatiche ben differenti, che nel caso dell'Agenda Monti, del Pd e del Pdl rimarcano continuità con l'esperienza di governo che si sta chiudendo (nel primo caso) o con le precedenti stagioni a Palazzo Chigi. Una spruzzata di liberalizzazioni e politiche agricole condisce il resto mentre, come elemento comune, mancano riferimenti concreti al reperimento di risorse, e dunque relative coperture, per attuare politiche pro-industria.

Va anche detto che si stenta davvero a trovare accenni reali alla manifattura in senso stretto e dunque al rilancio della nostra base industriale erosa da un calo del 25% dell'attività in cinque anni. Entra più nel dettaglio l'Agenda Monti laddove immagina uno strumento nuovo, un Fondo per le ristrutturazioni industriali, che faccia da collante per i capitali privati. Riflettori accesi anche sulla «proiezione internazionale delle imprese medio-piccole». Il Pd punta sul concetto di sostenibilità ambientale e, lungo questo asse, propone il rilancio del programma "Industria 2015", da aggiornare in "Industria 2020", per l'innovazione tecnologica in settori chiave come efficienza energetica, mobilità sostenibile, scienze della vita, made in Italy.

Tra i punti comuni, emerge con forza la reintroduzione di un vero credito di imposta per gli investimenti in ricerca. Il Pdl, a questo scopo, punta al riorientamento degli attuali sussidi alle imprese, da cui ricavare un fondo che alimenti sia la ricerca sia il taglio del cuneo fiscale. A questo, affianca l'idea di utilizzare la Cassa depositi e prestiti per finanziare l'innovazione e l'intenzione di potenziare le misure già varate durante questo governo a favore degli imprenditori under 35 e di riconoscere alle imprese che assumono giovani a tempo indeterminato una detrazione dei contributi per i primi cinque anni. Azioni, si legge nel programma, da effettuare sulla base della «centralità delle Pmi nel modello di sviluppo italiano».
Non c'è un capitolo specifico sulle piccole e medie imprese nel programma del Movimento 5 Stelle, ma sul tema Beppe Grillo ha lanciato un sondaggio sul suo blog dopo aver definito le Pmi «le fondamenta dell'economia dell'Italia che da noi hanno scarsa o nulla rappresentanza». Tra le proposte segnalate, al primo posto è stato votato il pagamento dell'Iva solo a fattura incassata, misura che, va detto, è già operativa anche se con tetti di fatturato correlati a vincoli Ue. La "rivoluzione civile" di Ingroia, si legge nel programma, è rivolta anche alle «piccole imprese, le attività artigianali e agricole», premiando fiscalmente chi investe in ricerca.

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