Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2013 alle ore 11:07.
Grillo è il primo partito alla Camera. La distribuzione geografica del successo del Movimento 5 Stelle mostra coordinate inedite. A conferma di un tratto fondamentale di queste elezioni, ci troviamo di fronte a un vero e proprio cambio di paradigma, che mette in crisi allineamenti territoriali consolidati. E a questo punto emerge il dubbio che non solo gli allineamenti territoriali, ma anche quelli politici e sociali siano in fase di cambiamento. Da dove viene quindi il consenso di Grillo? Quali sono i ceti sociali che lo hanno premiato? Quali le loro scelte politiche?
È evidente che rispondere a queste domande richiede riflessioni e analisi meditate che riguardano non solo il cambiamento delle scelte degli italiani, ma anche la crisi di fiducia nell'intero sistema della politica. Quello che tuttavia possiamo fare in prima battuta è rispondere a una domanda semplice: da quali partiti provengono i voti al Movimento 5 Stelle? Quali hanno patito di più la concorrenza di Grillo?
Per iniziare a rispondere a questa domanda abbiamo effettuato alcune analisi di flussi, rispettivamente per le città di Torino e Palermo. Piemonte e Sicilia (con il Veneto) sono le tre grandi regioni italiane dove Grillo è il primo partito in quasi tutte le province. Tuttavia al tempo stesso si tratta di due casi estremamente diversi tra loro, e perciò stimolanti: Torino città industriale e postindustriale, con una forte tradizione politica di sinistra; Palermo città dalla realtà sociale complessa, e tradizionalmente dominata dal centrodestra. Il grafico riporta le matrici di flusso delle due città, calcolate su dati di sezione utilizzando il modello di Goodman. Ogni colonna si riferisce all'elettorato 2008 di un singolo partito: i valori sulle varie righe esprimono quanti elettori di quel partito si sono spostati, nel 2013, sui vari partiti o coalizioni presenti (per brevità abbiamo aggregato i partiti della stessa coalizione 2013). Ovviamente ci concentriamo sulla riga del Movimento 5 Stelle.
Iniziamo da Torino. In questo caso il dato fondamentale è che Grillo ha colpito in modo particolarmente duro la sinistra. Sia per la Sinistra Arcobaleno che per l'Idv i tassi di passaggio verso Grillo sono molto alti: circa la metà degli elettori di questi due partiti (circa il 47% per Sa, circa il 63% per l'Idv, ma con un sensibile margine di errore) sarebbe passata a Grillo nel 2013. Ma a colpire è anche il dato del Pd: viene stimato circa un 20% di elettori che si spostano verso Grillo. Un dato che, date le dimensioni notevoli del Pd, appare determinante per il successo dell'M5S a Torino. In questo senso appare un netto contrasto con il centrodestra. Qui a soffrire Grillo è la Lega (perdendo circa un terzo dei propri elettori), ma molto meno il Pdl, che perde solo circa un elettore su dieci verso il M5S. Di conseguenza il quadro di Torino è quello di un consenso a Grillo che proviene in misura sensibilmente maggiore dal centrosinistra, e che ha penalizzato il centrodestra in misura inferiore.
Il caso di Palermo appare invece decisamente diverso. Se si eccettua infatti l'elettorato della Sinistra Arcobaleno (ma, di nuovo, le stime per i partiti più piccoli sono spesso instabili), la penetrazione di Grillo è straordinariamente trasversale: sono tutti i partiti a perdere verso il movimento del comico genovese in modo assolutamente simmetrico, con percentuali di elettorato stabilmente comprese tra il 23 e il 30%.
Due situazioni, quindi, divergenti. A testimonianza del punto di forza attuale del l'M5S, ovvero la capacità di raccogliere istanze e punti di vista estremamente eterogenei. A Torino (forse anche in relazione alle vicende della Tav) si vede apparire la matrice originaria, partecipativa e bottom-up, del movimento, che fiorisce in un contesto postindustriale caratterizzato da una tradizione di partecipazione politica. Non a caso le prime affermazioni di Grillo alle amministrative dell'anno scorso si erano verificate al Centro e al Nord, in contesti di alta tradizione civica. Viceversa a Palermo sembra manifestarsi la componente top-down del successo del grillismo, ovvero l'appello personale del leader (spesso con toni fortemente populisti), che fa leva in modo completamente trasversale sulla protesta anti-establishment (ottenendo consensi anche a destra), in contesti caratterizzati da forte disagio sociale e spesso privi di una specifica tradizione partecipativa. Si tratta delle due componenti fondamentali che hanno dato origine al successo di Grillo; e che finora hanno convissuto, seppur con alcune tensioni, senza danneggiare il movimento. È però indubbio che l'ingresso in Parlamento di una folta delegazione del Movimento 5 Stelle, con la necessità di affrontare sfide politiche complesse, potrebbe rapidamente portare a una maturazione di questa contraddizione. Di certo si tratta di un quadro da analizzare con lenti diverse da quelle del passato.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Dai nostri archivi
Moved Permanently
The document has moved here.
Cronaca
- Grillo: Pd e Pdl votino fiducia al governo M5S. Bersani: basta battute
- De Gregorio: 3 milioni da Berlusconi per sabotare il governo Prodi. Cavaliere indagato, sequestrata cassetta di sicurezza
- I «5 Stelle» e internet: come il movimento di Grillo si pensa e si organizza sul web
- Bersani e Grillo, programmi a confronto: «vicini» su pagamenti Pa e sgravi Pmi, lontani sulla grande industria
- Per governare a Bersani mancano 37 senatori
I video di Stefano Folli
- Elezione dei presidenti delle Camere, verso il primo test
- Monti e lo sforzo di separare Vendola e Bersani
- IL PUNTO / Bersani e Monti, una nuova mappa dell'Italia politica (di Stefano Folli)
- IL PUNTO / Berlusconi-Maroni, accordo obbligato frutto di due debolezze (di Stefano Folli)
- IL PUNTO/Monti tra incidenti di percorso e speranze europee (di Stefano Folli)
Flussi e sondaggi
- Lo «spread» tra le due coalizioni si è ridotto nell'ultimo mese. Guarda la media dei sondaggi
- Lombardia e Campania, duello per il Senato
- Ecco che cosa dice la legge elettorale sull'indicazione dei capi coalizione
- L'Italia di oggi sta peggio della Grecia. Ritorno al voto? Il porcellum riprodurrebbe l'ingovernabilità
- Il Movimento 5 stelle prende voti da tutti i partiti
Il Punto di Stefano Folli
- In attesa di un futuro piano B, Bersani e il Pd evitano gli ultimatum
- Nel duello Berlusconi-Monti il premier «in pectore» fa poco notizia
- Se sarà «governo del presidente» occorre un presidente che lo garantisca
- L'ambizione, nonostante tutto, di diventare il Polo riformista
- Grillo è tornato e vuole contendere l'elettorato a Berlusconi