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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2013 alle ore 08:15.
a cura di M. Bartoloni, C. Fotina, A. Marini, G. Pogliotti
Tasso di disoccupazione in crescita dall'8,4% al 12% nel 2014, ricavi dell'industria manifatturiera in calo di 37 miliardi, pressione fiscale avviata a superare il record storico del 45,3%. Sono solo alcuni numeri, gocce nell'oceano, che consentono di fotografare una vera emergenza alla quale sarà necessario rispondere con scelte rapide e nette a sostegno della crescita. Ecco perché, alla vigilia di un risultato elettorale che determinerà la costituzione di un governo chiamato a decisioni coraggiose e incisive fin da subito, nei primi mesi di attività, Il Sole 24 Ore propone un atlante ragionato delle priorità che non potranno essere tralasciate.
Il nuovo esecutivo sarà chiamato subito a una «due diligence» sui conti pubblici, primo passo verso l'aggiornamento del quadro macroeconomico che dovrà tenere conto di una stima del Pil da rivedere probabilmente al ribasso per il 2013, da -0,2 a -1%. Il peggioramento del dato è contenuto nelle valutazioni della Commissione Ue che al tempo stesso ha aperto però all'uscita dell'Italia dalla procedura di deficit eccessivo, escludendo di fatto la necessità di ulteriori manovre di aggiustamento per quest'anno. Sarà necessario mantenere la barra dritta nel consolidamento di bilancio e nell'attuazione delle riforme, bisognerà dare continuità e solidità alla spending review – con una "fase tre" che potrebbe valere almeno 12 miliardi – ma all'interno di questo perimetro si potrà iniziare a impostare una strategia funzionale a riagganciare la crescita.
Per questo, esaminate con il massimo di prudenza le audaci promesse elettorali in tema di riduzione delle tasse, va alimentata la convinzione che un nuovo percorso di sviluppo nel corso della legislatura passi per un alleggerimento del carico fiscale sulle imprese, gravato da un «cuneo» arrivato al 53,5% contro una media europea del 41,5%. L'eliminazione progressiva dell'Irap che grava sull'occupazione e il taglio dell'aliquota Ires sarebbero armi in più nell'arsenale con il quale innescare nuovo lavoro, emergenza numero uno dopo gli ultimi dati certificati anche da Bruxelles.
Dal 2007 l'occupazione ha perso 1,5 milioni di unità e la disoccupazione è raddoppiata. Eppure da sola la leva del fisco non basterà, perché ad avere un ruolo chiave saranno anche le regole, da rivedere secondo un più sapiente equilibrio tra flessibilità in entrata e in uscita. Il tavolo di discussione sarà giocoforza la riforma Fornero, su aspetti che alla prova dei fatti hanno prodotto un'ingessatura del sistema, a partire dai vincoli su contratti a progetto, partite Iva e contratti a termine e dalle rigidità sull'apprendistato e sul meccanismo dei voucher.
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