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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2013 alle ore 06:37.
L'ultima promessa, in ordine di tempo, è arrivata ieri dal premier Mario Monti: proroga al 2015 per i crediti d'imposta del 50% alle ristrutturazioni in casa e del 55% per il risparmio energetico e pagamento di 30 miliardi dei crediti che le imprese vantano con la pubblica amministrazione.
L'edilizia e le costruzioni cominciano a fare breccia nei programmi elettorali delle coalizioni candidate alle prossime elezioni del 24 e 25 febbraio, anche se sono lontani i tempi in cui le infrastrutture erano in cima alle priorità della politica.
Oggi le imprese devono pensare a sopravvivere, e quello che toglie il sonno sono i 19 miliardi di mancati pagamenti della Pa per lavori eseguiti. Sono finora tre i leader politici che si sono sbilanciati sul rientro di questo credito-monstre accumulato dalle imprese.
Lo ha promesso il leader del Pdl Silvio Berlusconi (attraverso somme – che verrebbero anticipate dalla Cassa depositi e prestiti – derivanti da una forma di regolarizzazione dei capitali italiani in Svizzera). Lo ha promesso il leader del Pd Pierluigi Bersani (attraverso un piano quinquennale da 50 miliardi con emissione di titoli obbligazionari dedicati).
E lo ha promesso da ultimo, anche il leader di Scelta Civica Mario Monti, ieri nella sede dei costruttori dell'Ance, parlando della possibilità di «ridurre in tempi rapidi di 30 miliardi gli arretrati».
L'attuale premier ha poi toccato altri temi sensibili per le orecchie dei costruttori, aprendo appunto all'estensione del bonus fiscale del 50% sulle ristrutturazioni fino al 2015 abbinato allo sconto del 55% per l'efficienza energetica. Monti si è poi impegnato a esaminare con i Comuni la possibilità di eliminare l'Imu sugli immobili invenduti delle imprese (il cosiddetto "magazzino"). Infine, in tema di infrastrutture, Monti ha poi anticipato una nuova riunione del Cipe «da 12 miliardi entro la fine del mandato di governo».
Infrastrutture, fiscalità, ambiente e territorio, incentivi alla riqualificazione edilizia. Sono tutti temi presenti anche nelle altre coalizioni, sia pure con segno opposti. Ma - spulciando tra i programmi elettorali - non emerge un'attenzione particolare al comparto delle costruzioni, né si percepisce il riconoscimento di un suo ruolo importante nell'economia e per lo sviluppo del Paese. E si fa fatica a scorgere una moderna politica per la città, relegata a sfondo alle varie proposte su urbanistica, tecnologie "verdi" o mobilità.
Se c'è chi assicura un sostegno ai programmi Tav (Monti, Bersani, Berlusconi) c'è invece chi ha promesso di stroncarli non appena eletto (Grillo, Ingroia). In alternativa alla Tav, sia il Movimento 5 stelle che Rivoluzione civile vorrebbero invece potenziare le reti di traffico pendolare.
Il leader del Pd Pierluigi Bersani - che sarà venerdì pomeriggio dai costruttori dell'Ance - ha già detto di voler puntare su un grande piano di piccole opere da 7,5 miliardi: interventi diffusi e attuati a livello locale per ammodernare scuole, mettere in sicurezza il territorio, migliorare la mobilità.
Più trasversale il tema dello sviluppo della rete nazionale di banda larga, che mette d'accordo Bersani, Grillo, Ingroia e Monti e Berlusconi.
In tema di fiscalità prevale la questione Imu, che vede fronteggiarsi le opposte visioni dei rigoristi (Monti in testa, con la recentissima timida apertura fatta ieri ai costruttori di cui si è detto) e degli abolizionisti, che sono invece per cancellarla, almeno sulle prime case e sul "magazzino" delle imprese (Pdl).
Più sfumata la posizione di Fermare il declino, che vorrebbe mantenere l'imposta ma rimodulando il calcolo dell'aliquota, passando dai valori catastali ai valori di mercato dell'immobile. Ma l'Imu non esaurisce il tema fisco, su cui tutte le coalizione hanno fare proposte, ovviamente per una riduzione principalmente di Irap e Ires.
Trasversale anche il tema della messa in efficienza del patrimonio immobiliare, sia pubblico che privato, anche se non sempre nei programmi si rintracciano proposte mirate.
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