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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2013 alle ore 09:57.

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Tre milioni di euro (di cui due in nero) pagati all'allora senatore dipietrista Sergio De Gregorio perché sabotasse il Governo Prodi. Perché recitasse il ruolo di "cavallo di Troia" nella maggioranza di centrosinistra in bilico a Palazzo Madama. Perché, insomma, staccasse la spina all'Esecutivo fiaccato dalle guerre intestine e da un assetto parlamentare tutt'altro che stabile. Con quest'accusa, Silvio Berlusconi è indagato dalla Procura di Napoli per il reato di corruzione.

Il nuovo filone d'inchiesta nasce nell'ambito dell'indagine sulle truffe sui finanziamenti per l'editoria in cui sono coinvolti il faccendiere Valter Lavitola e lo stesso De Gregorio (sul quale pende una richiesta d'arresto ai domiciliari). Nell'interrogatorio del 25 aprile scorso era stato lo stesso Lavitola a parlare, per primo, del "link" tra De Gregorio e il Cav in vista del ribaltone che avrebbe portato alla sfiducia al Governo del Professore. Un contatto nato in occasione dell'elezione di De Gregorio alla presidenza della commissione Difesa del Senato coi voti del centrodestra al posto della candidata designata dall'Unione, la pacifista Lidia Brisca Menapace.

Ma a dare nuova spinta all'indagine sulla compravendita dei senatori (su cui la Procura di Napoli, nel 2009, aveva aperto un analogo fascicolo poi trasmesso a Roma per competenza, oggi a un passo dall'archiviazione) sono state non solo le parole di Lavitola, ma l'ammissione dello stesso De Gregorio. Il parlamentare, infatti, dal dicembre scorso ha iniziato una collaborazione con i magistrati napoletani (che il suo avvocato Carlo Fabbozzo definisce "operazione verità") nel corso della quale ha sostanzialmente confermato l'intuizione investigativa dei pm Curcio, Milita, Piscitelli e Woodcock. Dopo l'accordo con il Cav, De Gregorio avrebbe di fatto determinato, in più occasioni, la sconfitta in Aula del Governo di centrosinistra.

«L'accordo si consumò nel 2006...il mio incontro a palazzo Grazioli con Berlusconi servì a sancire che la mia previsione di cassa...era di 3 milioni e che immediatamente partirono le erogazioni», ha messo a verbale De Gregorio. «Ho ricevuto 2 milioni in contanti da Lavitola a tranche da 200/300mila euro».

I pubblici ministeri, intanto, hanno già inviato alla Camera dei deputati una richiesta di ispezione della cassetta di sicurezza, presso il Monte dei Paschi di Siena, di proprietà di Berlusconi, sequestrata questa mattina dalla Finanza, e di acquisizione dei tabulati telefonici tra i due parlamentari.

Al fascicolo lavorano due pool investigativi: quello che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione e la Direzione distrettuale antimafia. Riguardo al ruolo di Berlusconi nella presunta compravendita di senatori alcuni riferimenti spunterebbero, inoltre, anche nel filone cosiddetto P3bis in cui risultano coinvolti l'ex assessore regionale Ernesto Sica e l'ex coordinatore regionale del Pdl Nicola Cosentino.

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