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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2013 alle ore 08:38.
I sondaggi politico-elettorali sono strumenti imperfetti. Lo sono ancora di più quando sono utilizzati in situazioni in cui gli orientamenti di voto non sono stabili. E questo è proprio il caso italiano oggi. Le elezioni del 24-25 febbraio sono elezioni di transizione, caratterizzate dalla crisi del sistema di partiti della Seconda Repubblica e dalla presenza di una elevata quota di elettori in cerca di nuove affiliazioni partitiche.
Proprio per questi motivi lo strumento proposto dal Sole 24 Ore per monitorare le intenzioni di voto alle coalizioni e ai singoli partiti risulta ancora più utile. Singoli sondaggi possono sbagliare. È molto più difficile che questo accada con la media settimanale di tutti i sondaggi, così come è calcolata per costruire il grafico che viene presentato qui. La fotografia che ne viene fuori è quella di una campagna elettorale in cui la distanza tra le due coalizioni maggiori - ribattezzata "spread" - si è andata progressivamente riducendo grazie al declino dei consensi per il centrosinistra e alla crescita del centrodestra. Lo spread si chiuderà completamente il 25 febbraio ? È impossibile dirlo. Però questo grafico ci dà una chiave per cercare la risposta.
Come si vede infatti la velocità di riduzione dello spread si è andata progressivamente riducendo a partire dall'inizio dell'anno. Negli ultimi giorni prima del black out anzi la distanza tra i due maggiori competitors si è praticamente stabilizzata. È un segnale importante che ci dice come le perdite del centrosinistra si stiano esaurendo e i guadagni del centrodestra siano diventati più difficili in un contesto in cui si è ridotto il numero degli indecisi e si sono rafforzati i terzi attori della competizione elettorale. E allora diventa difficile estrapolare da questo grafico un esito diverso da quello indicato dalla tendenza descritta. Bersani alla Camera dovrebbe vincere. Il Senato è una storia più complicata.
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