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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2013 alle ore 07:49.

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In attesa di verificarne gli effetti sugli italiani, la proposta "shock" di Berlusconi ha scioccato la Borsa. Non è la sola responsabile, certo: come spiega il Wall Stret Journal, e come è palese, nel crollo del Mib c'è di mezzo anche il disastro del Monte dei Paschi. Ma in definitiva sembra che le anomalie italiane facciano di nuovo paura. Fino a pochi giorni fa i mercati erano convinti che la stagione elettorale si sarebbe conclusa con il patto Pd-Monti, in una miscela da definire in base agli equilibri parlamentari. In ogni caso l'equazione prevedeva (e prevede tuttora) un Monti in grado di gestire il rapporto con la sinistra, obbligando il Pd a muoversi nel solco di certi criteri.

Adesso però i mercati non sono più così sicuri dell'esito e vedono all'orizzonte il fantasma di Berlusconi. Si sono fatti l'idea che la rimonta del centrodestra sia possibile, sullo sfondo dei fuochi artificiali accesi dal vecchio leader: Imu e condono fiscale. In realtà il panico non è mai un buon consigliere. E la caduta ieri dell'indice di Borsa sembra soprattutto una reazione emotiva.

L'Italia si avvia a essere ingovernabile? Al momento non c'è evidenza di questo. È vero, la forbice dei sondaggi si è ristretta a vantaggio della coalizione di centrodestra. Ed è altrettanto vero che il centrosinistra è in affanno: da tempo è inchiodato parecchio sotto il 40 per cento complessivo (Pd, Sel, Psi, Centro di Tabacci) e tende a logorarsi al ribasso, intorno al 33-34 per cento. Ma il centrodestra nell'insieme è sempre distaccato, con una differenza che i sondaggi indicano fra il 4 e il 6 per cento. Il rilevamento che indicava il distacco sceso al di sotto del 3 per cento è rimasto isolato.

Può darsi che gli italiani nei prossimi giorni dimostreranno di essere di nuovo sedotti da Berlusconi e dalle sue promesse. Per ora la forbice rimane quella, per cui si può anche pensare che il rilancio sul "condono tombale", quando mancano quasi tre settimane al voto, sia sintomo di nervosismo più che di spavalderia.

In ogni caso Berlusconi ha scosso la campagna elettorale, si è rimesso al centro e si mostra ben determinato a riassorbire almeno una parte dei suoi elettori del 2008 persi per strada. Quella ingaggiata dall'ex premier è una lotta senza quartiere perché ormai l'uomo ha poco da perdere. Eppure tanta asprezza sembra figlia della debolezza più che della forza dovuta a una leadeship consapevole. E poiché una larga quota di elettori incerti si trova nell'area del centrodestra, non è strano che il duello principale si consumi con Mario Monti, a sua volta sempre più aggressivo su entrambi i fronti dello scacchiere politico.

Berlusconi contro Monti e viceversa: non manca qualcosa nel quadretto? Manca il terzo uomo, addirittura il presidente del Consiglio "in pectore": cioè Bersani. Il quale, Monte dei Paschi a parte, sta facendo una campagna all'insegna del civismo e della «serietà». Nulla lo tocca, in apparenza. Bersani vuole apparire sereno e rassicurante. Magari ci riesce, ma la sensazione è che convinca solo i suoi, quelli già convinti. E che non riesca a evitare la lenta erosione del consenso intorno al Pd. Come ha detto D'Alema, è pericoloso pensare di avere già vinto. Al di là dei sondaggi, un quasi-premier deve avere una visione, deve far sognare gli elettori. Su questo Renzi non ha torto e a Bersani converrebbe spendere di più il sindaco di Firenze in giro per l'Italia.

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