Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 03 febbraio 2013 alle ore 16:24.

My24
Antonio Ingroia (Ansa)Antonio Ingroia (Ansa)

- 1 -
Un Paese che non investe in cultura non solo non valorizza le potenzialità di crescita civile e morale dei suoi cittadini, ma non crea neppure prospettive di sviluppo sociale ed economico. L'Italia ospita un immenso patrimonio culturale, abbiamo centri di assoluta eccellenza scientifica e tecnologica, la nostra industria dello spettacolo è una delle più rinomate nel mondo, eppure la percentuale di Pil investita è scandalosamente irrisoria. La nostra Rivoluzione Civile è anzitutto una rivoluzione culturale: il programma che intendiamo realizzare prevede il preciso impegno di sostenere la scuola e l'Università pubbliche, valorizzare i nostri beni artistici, paesaggistici, storici e archeologici e promuovere l'immagine, la bellezza e la cultura italiane nel mondo.

- 2 -
L'istruzione, la ricerca, la diffusione della conoscenza sono strumenti indispensabili per realizzare l'equità sociale e per rianimare il mondo produttivo stritolato dalle logiche di mercato. Valorizzare gli straordinari beni culturali del Paese e promuovere la tutela paesaggistica e ambientale significa attrarre enormi investimenti, sfruttando in pieno le nostre potenzialità turistiche. La scuola e l'università e la ricerca hanno pagato un prezzo altissimo alle politiche recessive prima di Berlusconi e poi di Monti. Governi che hanno usato questi settori per fare cassa, riducendo l'offerta formativa, lasciando nel limbo della precarietà senza speranza decine di migliaia di insegnanti e di giovani ricercatori, umiliando la professionalità dei docenti e dei lavoratori della conoscenza. Occorre una svolta profonda e radicale. Questi settori devono essere considerati delle risorse su cui puntare, per assicurare buone scuole, buone università e tanta ricerca al nostro Paese. Per questo occorre assicurare finanziamenti certi, il diritto allo studio a tutti i capaci e meritevoli privi di mezzi, garantire condizioni ottimali di lavoro ai docenti, rimettere in moto il reclutamento nell'università, garantendone la legalità e la piena trasparenza.
La valorizzazione del settore culturale in Italia, oltre a costruire le fondamenta del nostro futuro, consentirebbe di generare quasi 100 miliardi di Pil. È molto meglio e meno costoso mantenere e conservare il nostro patrimonio culturale, come il paesaggio del nostro Paese, piuttosto che rincorrere i crolli e il degrado. Per questo proponiamo un piano straordinario di manutenzione ordinaria del nostro patrimonio. È una assicurazione sul nostro futuro. E non ci si venga a dire che non ci sono le risorse. È questione di scelte. Basterebbe cominciare da una vera lotta alle mafie, alla corruzione e all'evasione fiscale, tagliare i costi della politica e la spesa improduttiva per adeguare il volume di investimenti alla media europea.

- 3 -
Ritengo assolutamente fondamentale introdurre la pratica artistica e musicale nei programmi di insegnamento, l'Italia è un Paese con una straordinaria tradizione in questi settori culturali ed è una contraddizione evidente quella di escludere discipline che costituiscono anche un forte arricchimento individuale e collettivo. E oggi rischiamo di non riuscire ad avere una reale formazione precoce in questi campi così importanti. Il programma di Rivoluzione Civile prevede l'abolizione delle riforme Gelmini, che hanno ridotto in macerie l'istruzione con una progressiva aziendalizzazione del sapere, per una nuova organizzazione dei programmi di studio che sappia valorizzare la cultura umanistica accanto a quella scientifica.

- 4 -
Innanzitutto occorre, come dicevo prima, un ingente investimento pluriennale sulla manutenzione e la tutela del patrimonio. I fondi europei sono essenziali, ma non si può affidare il nostro patrimonio a interventi e progetti di carattere straordinario. Occorre restituire alle sovrintendenze la piena possibilità di lavorare e di intervenire in modo ordinario. Già questo intervento pubblico potrebbe costituire un volano importante per le imprese del settore. Nello stesso tempo, occorre che l'Italia metta l'intervento sui beni culturali come priorità dell'agenda europea. Inoltre occorre regolare per legge incentivi e facilitazioni fiscali per i privati che intendano intervenire sui beni culturali, come sarebbe essenziale avere una politica di incentivazione delle erogazioni liberali a favore degli interventi sui beni e la produzione culturale.

- 5 -
In realtà il declino non è certo dei ricercatori che, nonostante i tagli devastanti delle risorse, sono ancora una punta di eccellenza. Occorre innanzitutto togliere i ricercatori dalla precarietà. Chi verrebbe a studiare e fare ricerca in un Paese che non è in grado di assicurare una prospettiva ai suoi ricercatori? I nostri vanno all'estero, ma nessuno o quasi viene in Italia. Per questo occorre restituire all'università e alla ricerca le risorse tagliate negli ultimi anni, fino all'ultima legge di stabilità che, come ha ammesso lo stesso Profumo, ha ridotto molte Università sull'orlo del default. Inoltre dobbiamo togliere i vincoli alle assunzioni e fare i concorsi, sbloccare atenei e centri di ricerca, portare in cattedra i giovani, eliminare il lavoro gratuito nell'università. Se si riuscisse a far intendere che il Paese ha deciso finalmente di puntare sulla ricerca, di voler valorizzare le sue risorse, questo sarebbe essenziale per rilanciare l'innovazione in tutto il sistema.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.