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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2012 alle ore 14:06.

Se non si farà la riforma elettorale l'esito delle prossime elezioni dipenderà dalla lotteria dei 17 premi regionali del Senato e in particolare da quello che succederà in alcune regioni chiave dove si giocherà la battaglia decisiva. Le "battlegrounds regions" per usare una terminologia da elezioni Usa.
Alla Camera l'esito è scontato. Ci sarà di sicuro un vincitore. Infatti basta che un partito o una coalizione abbia un voto più degli altri per ottenere il 54% dei seggi. Ma al Senato non è così perché lì non si assegna un unico premio nazionale.
La partita si gioca regione per regione. Nelle 17 regioni che partecipano alla lotteria il partito o la coalizione con un voto più degli altri ottiene il 55% dei seggi di quella regione. Ai seggi ottenuti nelle 17 regioni a premio vanno aggiunti i seggi del Trentino Aldo Adige, Valle d'Aosta, Molise e quelli della circoscrizione estero. Questo sistema elettorale è stato utilizzato due volte. Nel 2006 il risultato è stata una risicata maggioranza a favore dell'Unione di Prodi. Nel 2008 Berlusconi vinse bene. Quale sarà il risultato del 2013?
È difficile dirlo ora quando l'offerta politica non è ancora definita e la campagna elettorale è appena iniziata. Ma è possibile comunque costruire scenari mettendo in evidenza i fattori da cui dipenderà l'esito finale. Nella simulazione presentata nella tabella in pagina abbiamo immaginato che la coalizione Pd-Sel ottenga 3 seggi in Trentino Alto Adige, 3 nella circoscrizione estero e uno in Molise. Se vincesse il premio in tutte le altre 17 regioni arriverebbe a 178 seggi.
La maggioranza al Senato è 158. Vediamo invece cosa potrebbe succedere se Pd e Sel non vincessero il premio in Lombardia e Veneto. In questo caso la maggioranza si ridurrebbe a 169, ammesso che prendano tutti i seggi residui. Se poi alla sconfitta in queste due regioni aggiungessimo quella in Sicilia la maggioranza si ridurrebbe ulteriormente a 165.
Ma questo calcolo non tiene conto di un fattore importante, e cioè la distribuzione dei seggi destinati ai perdenti in ciascuna regione. Questo è un elemento meno intuitivo ma decisivo. Infatti i 169 seggi del primo caso e i 165 del secondo sono tali perché abbiamo assegnato alla coalizione Pd-Sel tutti i seggi destinati ai perdenti, cioè 21 in Lombardia, 10 in Veneto e 11 in Sicilia. Ma non è affatto detto che vada così. Se Berlusconi arriva primo in queste tre regioni, Pd e Sel potrebbero essere costretti a dividere questi seggi con altri partiti. Questo succede se tra i perdenti ci sono partiti che riescono a superare la soglia dell'8% dei voti. Nella nostra simulazione abbiamo ipotizzato che sia il Movimento Cinque Stelle che un eventuale terzo polo (Tp) riescano a farcela. In questo caso, ed è l'ipotesi B della tabella, Pd e Sel otterrebbero in Lombardia e Veneto rispettivamente 12 e 5 seggi invece dei 21 e 10 della ipotesi A e il loro totale nazionale scenderebbe da 169 a 155.
La maggioranza non ci sarebbe più. Pur vincendo il premio in ben 15 regioni la perdita di Lombardia e Veneto li priverebbe della possibilità di governare da soli. Dovrebbero fare un accordo post-elettorale con un altro partito. Se poi alla sconfitta in queste due regioni aggiungessimo anche quella in Sicilia (ultima colonna della tabella) il totale scenderebbe a 146.
La Lombardia merita un approfondimento. In questa regione si eleggono 47 senatori. Chi vince il premio ne prende 26; ai perdenti ne vanno 21. Perdere il premio in Lombardia non è un dramma se chi perde incassa tutti i 21 seggi. In questo caso il costo della sconfitta sarebbe di appena 5 seggi. Questo vale però solo se non ci sono rivali con cui dividere i 21 seggi destinati ai perdenti. Se non è così, perdere in Lombardia vuol dire passare dal paradiso all'inferno. Vincendo il premio Pd e Sel otterrebbero 26 seggi; perdendolo ne prenderebbero solo 12. Una perdita di 14 seggi equivale a quasi il 5 % dei seggi del Senato e a quasi il 9% dei seggi necessari per avere la maggioranza assoluta in questa camera. Se non cambia il sistema elettorale la Lombardia è destinata a giocare un ruolo cruciale nella partita per il governo del Paese. E in questo le elezioni regionali che si terranno prima o insieme alle politiche avranno un peso rilevante.
Ce la farà il Pd a vincere in Lombardia sia le regionali che il premio al Senato? Per il partito di Bersani è un altro appuntamento storico con quel Nord che fino ad oggi non ne ha voluto sapere di essere rappresentato da un partito che appare ancora legato a politiche e interessi troppo marcatamente di sinistra. Con questa parte del paese e con le sue domande il Pd deve ancora fare i conti. Questa volta però, a differenza del 1994, potrebbe comunque vincere data la divisione del campo moderato. Ma vincere è una cosa, governare un'altra. Il Pd non potrà continuare a rinviare la soluzione della sua questione settentrionale. Arriverà il giorno in cui dovrà ricorrere ai Chiamparino, ai Cacciari e soprattutto ai Renzi. In attesa non sarebbe una cattiva idea allargare la coalizione prima delle elezioni a un partito del centro (quale?) per impedire a Berlusconi di vincere nelle regioni che saranno il terreno della battaglia elettorale decisiva.
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