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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2013 alle ore 16:09.

A Montecitorio un vertice tra Mario Monti, Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. Un vertice per discutere della linea e del programma, ha detto il ministro Andrea Riccardi lasciando Montecitorio. «Non sono solo giorni di candidature ma di riflessione sul programma e sul futuro - ha
spiegato Riccardi - abbiamo strappato questi momenti al presidente del Consiglio che si sta dedicando molto all'attività di governo, per discutere con lui la linea e il suo impegno futuro. È stata una conversazione ad ampio spettro, importante, con Fini e Casini». Quello che ne è emerso, ha spiegato Riccardi, è «una prospettiva per il Paese, che sta nascendo, e la necessità di continuare l'opera riformatrice. Abbiamo parlato molto del Mezzogiorno e delle famiglie italiane».
Da Orvieto: dopo il voto coperazione con i riformisti
«Qualunque sia l'esito delle prossime elezioni spero che si faciliti la collaborazione tra punti riformisti che esistono più o meno in tutti partiti», aveva detto Monti questa mattina, intervenendo nel Convegno dedicato ai populismi in corso di svolgimento a Orvieto promosso dall'associazione Libertà Eguale che raccoglie l'area liberalsocialista del Pd.
É l'inadeguatezza della politica a frenare l'integrazione europea
«Io penso che le radici delle difficoltà del progetto europeo stiano piuttosto nelle crisi politiche nazionali. È questa una posizione di minoranza a Bruxelles. È la crescente inadeguatezza degli schemi politici classici a creare problemi di fronte all'integrazione europea». Lo ha detto Mario Monti
Più attenzione alle politiche quando si parla d'Europa
«Sono portato a dare meno rilievo agli assetti istituzionali - ha detto il premier dimissionario - ma a fare più attenzione alle politiche quando si parla di Europa. Per esempio non penso che nel deficit di democrazia si segnali negativamente il ruolo del Parlamento europeo, che pure é un problema. Anzi il suo ruolo é aumentato. Penso al ruolo nelle dimissioni della commissione Santer e al gradimento che il Parlamento esprime nei confronti dei commissari europei». Poi ricordando la proposta di un Consiglio Europeo dedicato al rischio populismo, il professore dice: «Immagino che van Rompuy riprenderà il discorso con chi guiderà il prossimo governo in Italia».
Ironizza su Fassina: davvero non è onorevole
Poi ironizza su Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del Pd, scoprendo "in diretta" che non siede in Parlamento. Il professore lo ha citato nel suo intervento, per dire che «Vendola non l'ho visto all'opera perchè non è in Parlamento, ma l'onorevole Fassina...». Ma Stefano Ceccanti, seduto al suo fianco lo interrompe e gli fa notare che non è deputato. Pronta la battuta di Monti: «Ah, non era onorevole? Beh però influiva e parecchio nel dibattito!». Con una spiegazione: «Essendo un bocconiano, è influente anche nei luoghi dove non siede...».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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