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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2013 alle ore 07:42.
Si chiedeva una campagna elettorale più centrata sui programmi concreti e per una volta i critici sono stati accontentati. All'improvviso si parla con foga di riforma della legge Fornero, di articolo 18 da salvaguardare o da modificare. O persino da ripristinare nella versione "d'antan" con un referendum. Polemiche, appunto, di sapore elettorale.
Ma non solo di questo si tratta. Il confronto va compreso all'interno di una cornice che coincide con la complessa partita a scacchi in corso fra Monti e Bersani. E con la necessità per ciascuno di presidiare i propri spazi, il proprio elettorato.
In obbedienza alla stessa logica il segretario del Pd gioca a scacchi anche alla sua sinistra. Una partita multipla che sarebbe piaciuta a Kasparov. Infatti Bersani ha tirato fuori dal cassetto un tema che oggi gli garantisce le prime pagine dei giornali. Lo avevano accusato di starsene troppo sulla difensiva. Ed ecco che il possibile futuro premier dice una cosa «di sinistra». Annuncia che il suo governo procederà di buona lena al taglio delle spese militari e in particolare rivedrà i contratti per l'acquisto dei bombardieri F35. È un cavallo di battaglia di Vendola che infatti se ne rallegra. D'altro canto il Sel è alleato del Pd e ha tutto da guadagnare se l'asse della coalizione si sposta verso sinistra.
Chi invece non è affatto contento di questa iniziativa di Bersani è la lista di Ingroia, "Rivoluzione Civile", come si può capire dall'attacco che Di Pietro muove subito al Pd, accusandolo di essere stato connivente nell'acquisto degli aeroplani. Ma si capisce: qui c'è una concorrenza elettorale diretta, con parecchi voti contesi. Sotto questo aspetto il passo di Bersani è significativo. Vuol dire che la competizione con Ingroia non è solo un fastidio, ma sta diventando un problema.
Certo, i conti della campagna si faranno alla fine, eppure gli appelli al "voto utile" non sembrano dare risultati, a vedere i sondaggi. E allora Bersani avvia anche su questo lato del tavolo un po' di competizione. La storia dei cacciabombardieri è un buon tema per acchiappare voti nel bacino in cui Ingroia pesca i suoi consensi. Dopo tanto riferirsi a possibili ma abortite "desistenze", è in atto l'offensiva del Pd nei confronti dell'insidioso pubblico ministero.
Ovvio che questo diversivo non deve pregiudicare l'asse strategico del centrosinistra. Dove rimane decisiva, come si è detto, la partita a scacchi con Monti. Il mercato del lavoro è dunque il terreno del confronto, ricco di implicazioni. Non a caso Fassina dice che sul punto «le nostre posizioni e quelle di Monti sono all'opposto». Tuttavia è evidente che il leader di "Scelta Civica" non può venir meno alla linea riformista più volte rivendicata e che costituisce la ragion d'essere della sua lista.
Per Monti si tratta di non pregiudicare i futuri rapporti di Bersani, senza però mai dare l'impressione di essere pronto oggi, in piena campagna elettorale, a un'intesa post-voto. Sarebbe un errore molto grave. Anche perché i consensi che il premier vuole prendere fra gli astenuti o i delusi da Berlusconi sono senza dubbio voti moderati. E allora occorre presentarsi con un profilo alternativo alla sinistra. Le questioni del lavoro sono un ottimo veicolo per distinguersi, purché si abbia la volontà di reggere la polemica. Se Bersani si sposta un po' a sinistra, il compito sarà più facile.
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