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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2013 alle ore 06:40.

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Nella foto il premier dimissionario, Mario MontiNella foto il premier dimissionario, Mario Monti

DAVOS - Una campagna elettorale dai toni eccessivi rischia di compromettere la credibilità riconquistata dell'Italia nell'ultimo anno e spaventare i mercati. È un messaggio chiaro quello che Mario Monti, lasciando il World economic forum di Davos, lancia al Pd di Pierluigi Bersani che aveva parlato di «polvere sotto il tappeto» nelle decisioni del governo uscente e segnalato l'allarme sociale degli "esodati". Subito dopo avere incontrato il magnate indiano dell'acciaio Mittal (interessato all'acciaieria Thyssen di Terni) Mario Monti si consegna alle domande della stampa italiana interessata ad avere dettagli sul caso Monte Paschi e sul suo ultimo attacco alla Cgil che avrebbe "frenato" la riforma del lavoro. Temi, questi, sui quali Monti appare molto diplomatico. Più diretto è invece nella risposta a Bersani: «Suggerisco per la seconda volta al segretario Pd di non usare il termine polvere sotto il tappeto perché, sicuramente al di là della volontà dello stesso Bersani può risuonare sinistro nei mercati finanziari internazionali e dare l'impressione che ci sia qualcosa che è stato nascosto nel bilancio pubblico; nell'interesse del Paese preferisco che non si creino equivoci». Insomma un invito esplicito a non spaventare i mercati al quale Bersani replica subito: «I mercati sanno leggere e scrivere e sanno benissimo che se toccherà a me governare rispetterò il pareggio di bilancio». Ma a Bersani Monti ricorda anche che la sua formazione politica non è insensibile ai temi sociali e al dramma degli esodati. «L'agenda Monti - rende noto il professore - è in corso di elaborazione con contributi della società civile su molti aspetti del sociale; quanto agli esodati il direttore generale dell'Inps Nori ha inviato alla Fornero una lettera in cui conferma che non vi sono altri aggiustamenti statistici oltre ai 140mila esodati per i quali è prevista una salvaguardia con un intervento da 9,3 miliardi di euro».

Sul ruolo della Cgil nel negoziato del mercato del lavoro Monti cerca di essere "asettico e obiettivo". In mattinata nel corso di un panel afferma che la riforma del lavoro «non è andata avanti abbastanza per colpa di un sindacato che ha resistito decisamente al cambiamento e non ha firmato un accordo che gli altri avevano firmato». Interrogato in serata sul fatto se un sindacato come la Cgil abbia ancora potere di veto sulle misure del governo Monti ricorda la contrarietà della Cgil alla riforma Fornero, poi modificata in Parlamento e la mancata firma all'accordo tra le parti sociali sulla produttività. Spiega che questi veti non sono più possibili. «Una volta - aggiunge - in Italia sarebbe stato più che sufficiente, ma ora le cose si sono evolute. Se ci chiediamo, d'altra parte, se può costituire un fattore di ostacolo o di ritardo la disponibilità di uno o più sindacati a misure in materia di lavoro, che molti ritengono necessarie per creare occupazione, soprattutto per i giovani, allora credo che ci possano essere difficoltà». Parole che, non a caso, cadono alla vigilia della kermesse organizzata dal sindacato di Susanna Camusso, la Conferenza di Programma della Cgil un «Piano del Lavoro». Evento al quale parteciperà con un suo discorso lo stesso segretario Pd Bersani.

Più in generale, Monti lascia Davos soddisfatto perché l'anno scorso c'era l'incertezza se l'Italia ce l'avrebbe fatta a risolvere i suoi problemi di finanza pubblica mentre quest'anno «si è parlato di Italia ma come caso positivo». E il sistema bancario italiano «ha retto meglio di quello di altri paesi» anche se esiste un problema di accesso al credito con lo spread per i privati ancora troppo alto. Ma quasi tutte le domande a Monti sono sul caso Mps che il premier uscente dribbla con abilità smentendo che vi sia un problema in capo alla vigilanza di Bankitalia e rimandando per il resto alle posizioni del ministro Grilli.

L'AFFONDO DEL PREMIER

Non allarmare i mercati
Il premier Mario Monti ha detto: «Suggerisco al segretario del Pd di non usare il termine polvere sotto il tappeto» in riferimento alle decisioni del governo e all'allarme sociale degli esodati. Il termine «può risultare sinistro nei mercati finanziari internazionali e dare l'impressione che qualcosa sia stato nascosto nel bilancio»

Legge Fornero, Cgil un ostacolo
Sul ruolo della Cgil nel negoziato del mercato del lavoro Monti ha cercato di essere "asettico e obiettivo". Nella mattinata di ieri ha detto che la riforma del lavoro «non è andata avanti abbastanza per colpa di un sindacato che ha resistito decisamente al cambiamento e non ha firmato un accordo che gli altri avevano firmato»

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