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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2013 alle ore 12:00.

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A parlare del lavoro come «parametro di tutte le politiche» è solo il Pd, che in tempi di crisi conferma l'assoluta priorità che l'occupazione dovrà avere nel cammino del prossimo governo. Gli altri partiti, vecchi e nuovi, come Pdl, M5Stelle e "Rivoluzione civile" accennano al tema rilanciando vecchie idee (la detassazione dei contributi quinquennale per i neo assunti a tempo indeterminato, proposta dal centrodestra), o puntando sulla lotta al precariato. Ma vediamo da vicino cosa ci dicono i rispettivi programmi elettorali.

Pd, detassare il lavoro e reddito minimo
Il paragrafo sulle politiche per l'occupazione nel programma elettorale del Pd indica un percorso in cinque "passi" per riportare il lavoro come priorità delle politiche anticrisi, a cominciare da una riforma del sistema fiscale per alleggerire il peso della tassazione su occupazione e impresa, da finanziare con una tassa sui grandi patrimoni finanziari e immobiliari, che non dovrebbe essere una "nuova" patrimoniale, ma una redistribuzione della "patrimoniale di fatto", come il Pd considera oggi l'Imu.

Contrasto del lavoro precario
La mossa successiva, secondo il Pd, è la lotta alla precarietà con una riforma della riforma Fornero. «La normativa - ha spiegato in una recente intervista il responsabile economico del partito Stefano Fassina é da rivedere», modificando in modo radicale le nuove regole «che avrebbero dovuto favorire la cosiddetta flessibilità in entrata. I meccanismi automatici non funzionano né per i lavoratori né per le imprese, non si combatte la precarietà aumentando il costo dei rapporti di collaborazione ma eliminandone i vantaggi riducendo il costo del lavoro dipendente». Altre proposte sul tappeto la creazione di un vero e proprio servizio civile per il lavoro con il quale, attraverso le associazioni di volontariato e le imprese del terzo settore, offrire un'occasione di impiego remunerato agli inoccupati da più di sei mesi. Il programma non lo cita esplicitamente, ma sempre Fassina ha ricordato l'urgenza di introdurre il salario minimo, ovvero «un compenso minimo stabilito per legge per chi lavora senza un contratto, che impedisca le forme di sfruttamento».

Indennità di disoccupazione estesa e New deal locale
Altri fronti di intervento sono poi la riforma dell'indennità di disoccupazione, da estendere a tutti coloro che perdono il lavoro, condizionando l'indennità all'accettazione da parte del disoccupato di corsi di formazione e offerte di lavoro adeguato, e l'utilizzo della leva dei finanziamenti ai Comuni per realizzare piccole opere pubbliche, un modo «concreto e immediato» per rivitalizzare l'occupazione sul territorio. Per quanto riguarda l'occupazione femminile, su cui l'Italia è in grave ritardo rispetto agli standard europei, il Pd chiede la promozione di politiche fiscale a di sostegno, un grande piano per ridurre le disparità nei redditi e nelle carriere, in parallelo ad interventi di welfare per la diffusione degli asili nido e migliorare la natalità. Infine, il Pd punta ad una legge per la rappresentanza sindacale «che consenta l'esercizio effettivo della democrazia per chi lavora». A cavallo tra riforma pensionistica e lavoro, poi, la battaglia per gli esodati e la soluzione una volta per tutte del problema, tema caro all'ex ministro del Lavoro e capogruppo del Pd nella commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, in corsa per le Politiche in Piemonte.

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