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Questo articolo è stato pubblicato il 03 febbraio 2013 alle ore 16:03.

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Le reazioni del Pd e dei centristi, da Bersani a Monti, all'uscita di Berlusconi sull'Imu sono ovviamente molto critiche e prevedibili nelle argomentazioni: la scarsa credibilità del personaggio, un ventennio di promesse a vuoto, le cose annunciate e mai realizzate, eccetera. Tutto giusto, eppure non si sfugge all'impressione che abbia ragione chi dice che Silvio Berlusconi non va mai sottovalutato, soprattutto quando promette di alleggerire le tasse. E ancor di più quando si muove sul terreno che gli è più congeniale: la capacità di incendiare la campagna elettorale. Con tutta la spregiudicatezza che è tipica in lui. Diciamo che Berlusconi è imprevedibile nella sua sfrontatezza, mentre i suoi avversari sono prevedibili nel loro buonsenso che talvolta sfocia nel grigiore.

Avversari sulla difensiva
Oggi, promettendo di restituire gli italiani l'Imu sulla prima casa entro un mese dalla nascita del nuovo governo e «in contanti», Berlusconi supera se stesso quanto a non-credibilità, però ottiene tre risultati. Il primo, e il più ovvio, è di rimettersi al centro della scena, dettando l'agenda politica di qui alle prossime due settimane e forse tre (cioè fino alle elezioni del 24 febbraio). Gli altri, i suoi concorrenti, saranno tutti impegnati a dargli addosso, dimostrando quanto sia inconsistente, velleitaria e pericolosa la trovata pubblicitaria. Ma saranno sulla difensiva, chi più chi meno, e qualcuno anche in difficoltà. Sarà anche vero che Berlusconi agisce con l'improntitudine del comandante Lauro, nella Napoli monarchica degli anni Cinquanta. Ma tant'è: se non si hanno troppi scrupoli, il tema dell'Imu è uno strumento di prim'ordine per scuotere l'albero dei consensi elettorali. Gli altri devono metterlo nel conto, e farsi venire un'idea per contrastare l'offensiva. Peraltro proprio sull'Imu non dovrebbe essere impossibile, visto che non c'è copertura per finanziare la "restituzione". E difatti Berlusconi adombra un ipotetico accordo fiscale con la Svizzera, tutto da stipulare. E Alfano è costretto a precisare che, in attesa di tale fantomatica intesa, i soldi saranno anticipati dalla Cassa depositi e prestiti. Chissà cosa ne penseranno la Commissione europea e il Fmi.

Riconquistare gli astenuti
Secondo punto. In ogni caso, Berlusconi non parla a tutti gli italiani, ma solo a coloro che in passato lo hanno votato e che ora, delusi, ingrossano il grande mare dell'astensione. Sono loro, quelli che non hanno già scelto un altro partito o un altro volto, gli obiettivi della rincorsa berlusconiana: volta esattamente a questo, riportare a casa quanti si sono allontanati, ma sono pur sempre rimasti a metà del guado. Sul "Sole 24 Ore" oggi in edicola Roberto D'Alimonte spiega infatti che le scarse possibilità di vittoria del Pdl e del suo leader sono legate alla capacità di riconquistare l'appoggio degli astenuti in una misura piuttosto consistente: il 50 per cento sarebbe insufficiente, occorre ragionare sull'ordine del 65 per cento. Un'impresa improba per tutti, anche per un grande propagandista di se stesso qual è Berlusconi. Sotto questo aspetto l'argomento della tassa sulla casa è ben trovato ed è opportuno - ripetiamolo ancora una volta - che gli avversari non si limitino all'ironia o alle facili battute sull'istrionismo di un uomo disperato. Può darsi che il personaggio sia in effetti disperato, però è un notevole combattente. E oggi si trova ad avere di fronte un avversario, il Pd, avviluppato in una strategia elettorale alquanto debole e oltretutto in affanno dopo che è esplosa la faccenda del Monte dei Paschi di Siena.

Conquistare i disillusi
Terzo. In queste materie, il vero avversario di Berlusconi (e lui ne è ben consapevole) è Beppe Grillo, il contestatore numero uno del "sistema". Ed è su questo campo, quello definito dell'antipolitica, che si gioca il risultato elettorale. Se il malessere del paese e il fastidio degli italiani verso i reggitori della cosa pubblica si divide in forma conclusiva fra l'astensione e il sostegno al Movimento Cinque Stelle (con un segmento che sceglie Antonio Ingroia), la partita di Berlusconi è persa. Con tutte le sue promesse, egli non sarà in grado di recuperare quei quattro-cinque punti che gli sono indispensabili per colmare il "gap" con le liste del centrosinistra. Ma se il tema dell'Imu riesce a colpire la fantasia degli italiani disillusi, quelli già pronti a restare a casa o a buttare nell'urna una scheda di protesta, allora l'operazione è possibile.

Scongelare il ghiacciaio del "grillismo"
Più di Bersani o di Monti, bisogna quindi tener d'occhio Grillo. Il quale da alcuni giorni sta crescendo di nuovo nei sondaggi, a dispetto di "gaffe" atroci come quella sui missili degli islamici puntati sul Parlamento italiano. La crescita dei Cinque Stelle blocca in modo automatico la rimonta berlusconiana, almeno nella misura necessaria per il sorpasso. Tuttavia da oggi la questione "rimborso Imu" scompagina le carte. O Grillo riesce a tenersi i suoi voti e a impedire che rifluiscano verso il Pdl, ovvero Berlusconi ha qualche possibilità di sfondare nel fronte dell'antipolitica e di avvicinarsi al centrosinistra. E' vero, non c'è un grande margine fra le due coalizioni: si va dal 3 per cento al 6-7 per cento, a seconda degli istituti di sondaggi. Una vera e propria rimonta in grado di sconvolgere il risultato finale non dovrebbe essere plausibile. Ma se a Berlusconi riesce di scongelare il ghiacciaio del "grillismo" (e solo in quel caso) la partita può riaprirsi. Perché tanti di coloro che oggi pensano di votare Grillo, cinque anni fa avevano sostenuto l'uomo di Arcore. L'equazione è tutta qui.

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