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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2013 alle ore 08:00.
L'ultima modifica è del 05 febbraio 2013 alle ore 08:01.
A nulla sono serviti gli appelli alla responsabilità. L'invocazione a tenere la questione Mps fuori dalla lotta politica, la richiesta di un dibattito elettorale centrato su numeri e concretezza, finanche la sollecitazione del capo dello Stato - nell'intervista pubblicata sul Sole24ore.com - a difendere l'interesse nazionale. Niente da fare: la campagna elettorale è proseguita all'insegna di una garrula e irragionevole irresponsabilità.
Inevitabile che alla fine qualcuno presentasse il conto. E ancora una volta quel conto si chiama allargamento degli spread e caduta degli indici di Borsa, a cominciare da quelli bancari. Non un complotto. Ma l'inevitabile, e ampiamente prevista, sanzione dei mercati davanti ai segnali di sfiducia che sono tornati ad arrivare dall'Italia.
Intendiamoci, la giornata di ieri è stata molto negativa in tutta Europa. E su questo lunedì nero hanno certamente pesato il caso Rajoy e i pessimi dati della tedesca Commerzbank. Ma l'Italia è tornata ad essere, dopo mesi, la maglia nera d'Europa. Con Piazza Affari che è caduta più di ogni altra Borsa continentale e con il differenziale dai titoli tedeschi che è salito di 20 punti in poche ore.
Verrebbe da usare il rituale richiamo alla "ricreazione finita". Solo che nessuno, per l'Italia, aveva mai suonato la campanella della ricreazione. E chi aveva pensato che quel momento fosse arrivato, fraintendendo la tregua offerta dai tassi di interesse, si sbagliava di grosso. Come le voci più accorte di questo Paese, a cominciare da quella di Napolitano, non hanno mai smesso di segnalare.
Una delle peggiori campagne elettorali è proseguita in un crescendo di demagogia e un'assenza di concretezza che hanno coinvolto tutte le forze politiche. Il caso Mps, con tutto il suo carico di comportamenti gravi e irregolarità evidenti, è subito diventato una clava da scagliare contro gli avversari politici. Poco importa se in discussione ci sia la stabilità di una grande banca italiana, da cui dipende un ampio tessuto di imprese dell'Italia centrale, e la credibilità più ampia dell'intero sistema bancario italiano.
In questo clima è stato inesorabilmente Silvio Berlusconi a spingersi oltre le colonne d'Ercole della propaganda elettorale. Parlare di condono tombale è sbagliato. Questo giornale lo sostiene da sempre: un condono generalizzato, oltre a essere incompatibile con le regole europee, danneggia i conti dello Stato, perché genera disaffezione fiscale e alla lunga incide negativamente sulle entrate. Se poi il Pdl pensa a un intervento limitato alle sanzioni e agli interessi di Equitalia, allora lo si dica con chiarezza senza giocare su equivoci di comunicazione.
Più attenzione servirebbe anche nel formulare proposte più o meno choc. Annunciare la restituzione dell'odiosa Imu sulla prima casa è legittimo. Ma servirebbe una chiarezza cartesiana sulle cifre e sulle coperture. Togliere e restituire la tassa sulla prima casa avrebbe un costo sul 2013 di 8-10 miliardi. Pensare di farlo attraverso accise e tasse su tabacchi e giochi, il cui gettito già è in calo, oppure contando su un accordo con la Svizzera in cui non credono neppure gli ex ministri del Pdl, sembra un azzardo, una scommessa elettorale.
Ma guardare solo in una direzione sarebbe miope. Perché parlare, come ha fatto Mario Monti a proposito delle proposte di Berlusconi, di «voto di scambio» oppure di «tentativo di corruzione», serve solo ad alzare i toni e a fare ulteriori danni alla credibilità nazionale. Certamente, poi, non aiuta il premier uscente l'inseguimento ai suoi avversari nella propaganda sul fisco, sul lavoro, sulle tante riforme fatte o non fatte in questo anno di governo. Il solo Bersani sembra volersi sottrarre a questa corsa a chi la spara più grossa, ma anche nella sua campagna si fatica a trovare la logica dei numeri e delle proposte concrete.
Questo per parlare della politica. Ma quale responsabilità c'è in magistrati che aprono inchieste in ogni parte della penisola, al di fuori del principio della competenza territoriale, mettendo in dubbio la credibilità di istituzioni di garanzia fondamentali? Se su Mps ci sono stati buchi nella vigilanza è giusto accertarlo, ma con serietà e senza inseguire i riflettori mediatici, in un rincorrersi tra associazioni di consumatori e pubblici ministeri.
È una danza macabra che si celebra a spese di un Paese esausto. Ma in pochi sembrano preoccuparsene. E ancora una volta potrebbero essere i mercati a costringerci a cambiare rotta. Poi, però, non si parli di complotti.
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