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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2013 alle ore 10:42.
Sulla vittoria in Lombardia Roberto Maroni si gioca tutto. Non solo la guida del Pirellone ma il suo futuro politico. Il leader della Lega lo dice senza girarci attorno: «La vittoria porterà all'apertura di una fase nuova, all'avvento di un modello già presente in altri Paesi europei come la Cdu in Germania. Una sconfitta, al contrario, significa azzerare questa prospettiva ed io non potrei che prenderne atto e lasciare la guida della Lega ad altri».
Maroni si prepara a lanciare l'ultimo assalto, puntando sulla difesa a oltranza della prima casa che – sostiene – deve essere «sempre e comunque non pignorabile».
Quindi l'eventuale insolvenza di un mutuo non consentirebbe alla banca di recuperare la garanzia ovvero l'immobile?
Le famiglie non possono e non devono rischiare di perdere la prima casa per nessun motivo. Stiamo elaborando una proposta che comunicherò a breve ma che parte dal principio della salvaguardia della prima casa.
Ma quale banca concederà più un prestito, se non può rivalersi?
Non mi sembra che le banche negli ultimi tempi abbiano facilitato l'accesso al credito, visto che, nonostante abbiano ricevuto 200 miliardi di euro a un tasso bassissimo, hanno preferito utilizzarli per acquistare titoli pubblici e guadagnare sui tassi d'interesse, limitandosi a impiegare solo 60 miliardi. In ogni caso è chiaro che servono garanzie sostitutive, esistono già dei fondi che dovranno essere adeguatamente rifinanziati.
E le risorse?
Contrariamente ad Ambrosoli, che parla di aumentare l'occupazione aumentando l'efficienza della Regione, noi alle chiacchiere abbiamo preferito i numeri. Il nostro programma ha come cardine il principio di mantenere sul territorio lombardo il 75% delle entrate fiscali. Questa Regione è come una Ferrari, non basta essere delle brave persone per essere capaci a guidarla ed io in tanti anni di governo, da ministro del Lavoro prima e dell'Interno negli ultimi anni, credo di aver dimostrato di saper governare con i fatti e non con le parole.
Tra i "fatti" c'è anche il conio di una moneta lombarda da mettere in circolazione parallelamente all'euro?
Non l'ho proposta. Mi è stato chiesto cosa pensassi dell'esperienza delle cosiddette monete complementari, a cominciare da quanto si sta facendo in alcune aree di Francia e Germania, per favorire l'accesso al credito imprese. Ne parlò positivamente anche Report, una trasmissione che non nutre certo simpatie per noi, e alcune Università lombarde stanno studiando questo esperimento. Questo non significa che lo faremo, tant'è che non è nel programma ma certamente merita una valutazione.
La Lombardia eventualmente guidata da Maroni favorirà le privatizzazioni delle società pubbliche?
Non ho alcun tabù verso le privatizzazioni. La regione svolge un ruolo regia e deve favorire le dismissioni di contenuto economico, salvaguardando però quel livello minimo di prestazioni per i servizi essenziali. Sopra questo livello ritengo invece che si debba aprire ai privati anche per non falsare la concorrenza.
Ma non crede di aver deluso parecchi leghisti rimettendosi assieme a Berlusconi e al Pdl?
Non parlerei di delusione, semmai di sorpresa. Con il Pdl governiamo in Lombardia, Veneto, Piemonte e in 500 comuni e con Berlusconi ho governato negli ultimi 8 anni. Abbiamo concordato un programma e siamo convinti che potremo realizzarlo. Chi vota per me sa che dietro ci sono io e basta, chi vota Ambrosoli invece deve essere consapevole che inevitabilmente peseranno i veti e i condizionamenti di Ingroia e Cgil.
Lo dice perché teme che dopo l'appello al voto disgiunto di alcuni montiani, Ambrosoli si sia rafforzato?
Al contrario. Sono convinto che l'endorsement a favore di Ambrosoli farà tornare da me quella parte di elettori delusi ma saggi del centrodestra che si erano fidati di Albertini. Per questo Monti lo ha smentito. Non perché non abbia già fatto l'accordo con Bersani ma perché ha capito che il voto disgiunto è un boomerang che gli sta per arrivare addosso.
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