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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2013 alle ore 06:37.
In una campagna elettorale "Imucentrica" le priorità per rimodulare le tasse in Italia restano la pressione fiscale e la lotta all'evasione. Due fenomeni del nostro ordinamento tributario accomunate dallo stesso triste primato: quello di essere tra le più alte dei Paesi Ocse. E senza interventi immediati saranno destinate entrambe a crescere ancora con il previsto aumento dell'Iva dal 21 al 22% già in calendario per il prossimo 1° luglio. Un aumento sulla carta bocciato da tutte le forze politiche in corsa per il voto del 24 e 25 febbraio ma che richiederà non pochi sforzi finanziari al nuovo Governo per scongiurarlo (si veda il servizio a pagina 3).
Dal confronto dei sei programmi presentati dalle principali coalizioni emerge dunque che la priorità per rilanciare produttività e consumi in Italia è ridurre la pressione fiscale su immobili, lavoro e imprese.
Le tasse sulla casa
Il prelievo sugli immobili ha scatenato le coalizioni nell'indicare la ricetta migliore. Il Pdl ha cavalcato non solo l'abolizione dell'Imu ma anche la restituzione di quanto pagato nel 2012 sull'abitazione principale (almeno 8 miliardi per l'intera operazione). Per la sua abolizione si sono schierati anche il Movimento 5 Stelle e Rivoluzione Civile che vorrebbe invece estenderla agli immobili commerciali della Chiesa e delle fondazioni bancarie. Intervento da completare con una patrimoniale progressiva sulle grandi ricchezze immobiliari e finanziarie.
Per una rimodulazione dell'Imu sono Monti, Bersani e Giannino. Il primo pensa a un aumento della detrazione sull'abitazione principale da 200 a 400 euro e al raddoppio delle detrazioni per figli a carico da 50 a 100 euro per figlio. Andrebbe introdotta una detrazione di 100 euro per anziani soli e persone con disabilità, il tutto fino a un massimo di 800 euro.
La coalizione di Bersani, invece, mette sul tappeto un'esenzione generalizzata per gli immobili per i quali i contribuenti hanno versato 400/500 euro, compensata dall'introduzione di una tassazione progressiva dei grandi patrimoni immobiliari con valore catastale da 1,5 milioni (3 milioni di valore commerciale). Per i beni strumentali delle imprese l'aliquota da applicare dovrà essere quella per le abitazioni principali. Stesso intervento sui beni delle imprese proposto da Giannino che sottolinea come l'Imu deve diventare il pilastro della fiscalità locale e il gettito deve restare interamente nelle casse dei Comuni.
Riduzione del prelievo
Sulla pressione fiscale le ricette proposte trovano un comune denominatore nella riduzione dell'Irpef almeno sui redditi più bassi. Per la coalizione di centrosinistra l'obiettivo è quello di ridurre in prospettiva la prima aliquota Irpef dal 23 al 20 per cento. Il centrodestra punta a una riduzione di un punto l'anno della pressione fiscale per arrivare a fine legislatura a tagliarla di 5 punti. Si guarda ai redditi bassi e in particolare all'introduzione di un fisco favorevole alla famiglia: sulla base di un quoziente familiare a parità di reddito dovranno versare meno tasse le famiglie più numerose. Il traguardo di fine legislatura è la rimodulazione dell'Irpef con due sole aliquote, una del 23% per i redditi fino a 43mila euro e una del 33% per quelli superiori.
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