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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2013 alle ore 06:41.
Uno scivolone di quelli che fanno male e non solo perché capita a meno di una settimana dal voto. Il caso nasce sul curriculum di studi di Oscar Giannino, leader di "Fare per fermare il declino", messo all'indice da un altro dei promotori di spicco del movimento, l'economista Luigi Zingales. Il fatto è che Zingales racconta di essersi accorto di «credenziali false» date da Giannino sui suoi studi e ieri ha deciso di dare l'addio al movimento.
L'economista, tra l'altro, insegna proprio in quell'università di Chicago dove Giannino ha raccontato di aver conseguito un master che però non risulta e che addirittura ha creato controversie su Wikipedia tali da portare Zingales a fare una verifica. «Oscar – scrive Zingales – ha mentito in televisione sulle sue credenziali accademiche, dichiarando di avere un master alla mia università – University of Chicago Booth School of Business – anche se non era vero. Anche la sua biografia presso l'istituto Bruno Leoni, ora prontamente rimossa, riportava credenziali accademiche molto specifiche e, a quanto mi risulta, false». Insomma, scoppia il caso-curriculum.
Giannino oggi darà la sua versione in una conferenza stampa ma già ieri ha ripetuto che tutto nasce da un «equivoco» dopo un'intervista a Repubblica Tv. «La mia risposta a Zingales è molto semplice: non ho mai preso un master a Chicago Booth. Mi hanno detto che in rete c'è una cosa che gira su un mio presunto master e – si difende Giannino – vorrei chiarire che sono andato a Chicago a studiare l'inglese. A Luigi, a quattro giorni dalla fine della campagna elettorale, non è bastata. In effetti da quanto ho detto a Repubblica si capiva il contrario».
Il chiarimento non sembra essere bastato soprattutto perché il movimento è diventato il bersaglio dell'ironia della rete e delle stoccate degli avversari. Silvio Berlusconi, per esempio, prima ha provato con l'umorismo – «Giannino doveva essere in coalizione con noi ma quando l'abbiamo fatta era a Chicago a prendere un master» – poi ha chiesto le sue dimissioni «come accadrebbe in un paese come la Germania dove un ministro ha lasciato per una tesi copiata». Insomma, una brutta giornata per Giannino.
Zingales, che comunque voterà per il movimento, non tollera la bugia perché «potrebbe sembrare un errore veniale ma non è così visto che rompe il rapporto fiduciario tra cittadini e rappresentanti politici».Ma non è solo l'economista a metterlo all'indice, anche gli altri componenti del movimento come Michele Boldrin che a Radio 24 liquida quella di Giannino come «una belinata, se fosse vero sarebbe millantato credito ma prenderò una decisione solo a ragion veduta». Pacati i toni di Alberto Pera, avvocato ed ex segretario generale dell'Antitrust: «È una leggerezza, un fatto spiacevole, le spiegazioni erano necessarie ma non credo sia così significativo rispetto ai nostri obiettivi».
Il fatto è che in rete si trova il curriculum di Giannino pubblicato in varie circostanze (dal festival del giornalismo, all'Istituto Bruno Leoni a un Banking Forum del 2012 a Facebook) in cui risultano due lauree – giurisprudenza ed economia – oltre al fatidico master. E in effetti nel suo chiarimento Giannino sembra includere un po' tutto: «Non ho mai usato presunti titoli accademici, che non ho, per carriere che non mi competono. Lavoro da quando sono giovane, sotto gli occhi di tutti. Quanto so l'ho studiato per i fatti miei e questo vale anche per gli altri titoli che mi vengono attribuiti in rete. Ora gambe in spalla e raggiungiamo il risultato che è a portata di mano».
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