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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2013 alle ore 01:53.

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Il centrosinistra vince di un soffio alla Camera dopo un testa a testa fino all'ultimo voto. Senato senza maggioranza. L'exploit del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Il recupero di Berlusconi e del Popolo della libertà. La coalizione centrista guidata dal premier uscente Mario Monti che non sfonda. L'affluenza definitiva al 75,2%, oltre il 5% in meno delle elezioni 2008.

L'altalena dei dati
La giornata più lunga della politica italiana ha partorito un Parlamento in cui la governabilità sarà quasi impossibile. Eppure non era cominciata così. I primi exit poll (istituto Tecnè per Sky e Piepoli per la Rai) lasciavano intravedere uno scenario completamente diverso con la coalizione di centrosinistra guidata da Pierluigi Bersani data in vantaggio con circa il 35% sia alla Camera sia al Senato mentre il Pdl e la Lega erano accreditati al 29% e il Movimento 5 Stelle al 19 per cento. È bastata un'ora per cambiare completamente lo scenario e per riavvolgere il nastro della memoria al 2006 quando l'Unione di Romano Prodi vinse di un soffio alla Camera e conquisto una maggioranza esilissima al Senato, anche se l'ex premier poi la definì «sexy». Così la prima proiezione dell'Istituto Piepoli sul Senato ha rovesciato gli instant poll: il centrodestra avanti con il 31%, il centrosinistra dietro al 29,5% e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo primo partito col 25,1% dei voti. Un vantaggio destinato ad aumentare con le proiezioni successive e che via via confermavano uno scenario con la coalizione di Berlusconi capace di imporsi non solo nell'«Ohio italiano» della Lombardia ma anche in tutte le altre regioni ritenute in bilico al Senato come il Veneto, la Sicilia, la Campania ma anche in Puglia e Calabria.

I riflessi in Borsa
Un'altalena che si è riflettuta anche sui mercati finanziari con la Borsa di Milano che ai primi instant poll ha scommesso sullo scenario della governabilità salendo del 4% per poi perdere l'1,5% e arrivare a chiudere con un +0,73% quando si è profilato lo scenario dell'impasse istituzionale. E con lo spread che risale fino a toccare quota 293.

Il Senato ingovernabile
Con il passare dei minuti e le proiezioni via via rilasciate dagli istituti di ricerca, si è delineato il Senato bloccato. Con un colpo di reni finali in Piemonte (12.696 voti di vantaggio, 29,82% contro 29,29%), il centrosinistra ha raggiunto un pareggio con il centrodestra a 117 seggi con il Movimento 5 Stelle a 54 seggi e la Scelta civica di Mario Monti con 20 scranni nella Camera alta. Dati che non tengono conto della distribuzione dei resti e del voto degli italiani all'estero ma comunque lontani dal traguardo dei 158 seggi necessari per la maggioranza assoluta. In una parola, ingovernabilità. Alla fine il centrosinistra conquista il premio di maggioranza in 11 regioni (Piemonte,
Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Basilicata, Sardegna), il centrodestra in 7 (Lombardia, Veneto, Abruzzo, Puglia, Campania, Calabria, Sicilia), in Molise c'è il pareggio mentre il seggio della Valle d'Aosta va alla lista Vallee d'Aoste.

Camera all'ultimo voto
Alla Camera invece si consuma un testa a testa. La coalizione di centrosinistra passa per un soffio su Pdl-Lega e altri alleati (29,5% contro 29,2% con poco più di 120mila voti di scarto) . Un margine sufficiente per avere la maggioranza assoluta dei seggi (340) così come prevede il Porcellum. Ma troppo esiguo per il segretario del Pdl, Angelino Alfano, che ha prima annunciato e poi chiamato il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, per chiederle di «dichiarare il too close to call, cioè l'impossibilità di dichiarare il vincitore considerato lo scarto irrisorio di voti a livello percentuale e assoluto». Con una replica di Nico Stumpo, responsabile organizzazione del Pd, che invita «Alfano a non esasperare il clima negando la realtà» di un centrosinistra con più voti alla Camera e al Senato. Mentre poco prima Pier Luigi Bersani ha ammesso che «si apre una situazione delicatissima per il paese ma gestiremo le responsabilità che queste elezioni ci hanno dato nell'interesse dell'Italia.

Il trionfo di Grillo
L'unico a trionfare davvero è il Movimento 5 Stelle, che al debutto alle elezioni politiche diventa il primo partito d'Italia con il 25,5% davanti anche al Pd (25,4%) e conquista 110 deputati. Una pattuglia a cui ora guardano Pd e Sel nella speranza di trovare una via per tentare comunque di formare un Governo ma le prime di parole di Beppe Grillo che ha commentato i risultati del voto fanno capire che non ci sono margini per accordi: «La battaglia sarà dura, molto dura per loro. Sono dei falliti, sia Bersani che Berlusconi, che sono lì da 25-30 anni. In trent'anni hanno portato il Paese alla catastrofe».

twitter@par_gio

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