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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2013 alle ore 11:02.
Traffico più sicuro su strade meno pericolose. Sistemi che favoriscano l'utilizzo responsabile delle risorse naturali. Servizi a valore aggiunto che facilitino la vita e distribuiscano benessere tra la collettività.
Il futuro è dietro l'angolo. La svolta è possibile grazie all'industria italiana dell'automazione, che mette il suo know-how tecnologico a disposizione dell'evoluzione intelligente di città e comunità.
«Nella città, sulle reti, sul territorio e nell'industria, l'automazione può avere un forte impatto nella creazione e nello sviluppo di nuovi servizi, più intelligenti, con ricadute positive sui cittadini», conferma Giuliano Busetto, presidente di Anie AssoAutomazione, che domani aprirà la 13esima edizione del forum sul Telecontrollo (fino e giovedì a Palazzo Re Enzo di Bologna), dedicato a «Competitività e sostenibilità. Progetti e tecnologie al servizio delle reti di pubblica utilità». «Contiamo di fare un salto di qualità. Perciò, da quest'anno, abbiamo affidato l'organizzazione a Messe Frankfurt Italia che, vista la positiva esperienza di Sps Italia, ci dà garanzie importanti», dice Busetto. Più che una sfida, il trasferimento tecnologico dell'automazione industriale sulla pubblica utilità è per lui una naturale evoluzione. «Soluzioni industriali già sviluppate – sottolinea – offrono risposte a chi deve trovare tecnologie che coniugano affidabilità, ottime prestazioni e altissimi standard di sicurezza», dice. Un esempio? Sistemi molto avanzati di telecontrollo consentono di individuare i guasti nelle tubature del sistema idrico italiano, che attualmente ha il 40% di perdite di acqua. E ripararle attraverso robot, evitando scavi e ottimizzando i costi.
La tecnologia non manca. L'Italia è, dietro alla Germania, il secondo mercato europeo dell'automazione industriale. I dati confermano che è un settore in controtendenza: tenuta (-1,1%) nel primo semestre 2013; verso una crescita tra il 2 e il 3% del fatturato annuo grazie a una forte propensione all'export (pari al 70% del giro d'affari tra esportazioni dirette e indirette). «Non si può ancora parlare di un vero e proprio mercato della smart city. Alcuni progetti sono partiti, altri sono in cantiere; ma manca una cabina di regia. Tutti auspichiamo che l'Italia non perda questa grande possibilità di crescita anche sociale, però le condizioni al contorno - dice Busetto riferendosi alla Pubblica amministrazione e al governo centrale - non sono confortanti». «È necessario uno sforzo collettivo per non ridurre le smart city a una vetrina di gadget tecnologici», conferma Carlo Mochi Sismondi, ideatore e presidente di Forum Pa, la principale manifestazione italiana dedicata all'innovazione nelle pubbliche amministrazioni.
«La crisi economica e finanziaria che attraversa il nostro Paese - aggiunge - costringe tutte le città italiane a ripensarsi per poter fare di più con meno. In questo scenario, l'introduzione di tecnologie avanzate di automazione che rendano gli spazi urbani più vivibili ottimizzando l'uso delle risorse è possibile solo se offerta e domanda si incontrano sul terreno dell'efficienza, del recupero di produttività, di tagli agli sprechi». Come sarà possibile automatizzare le città con i rubinetti chiusi? «Le normative sarebbero più che adeguate. Ma il project financing, i concorsi di idee, varie forme come il modello Esco (energy service company) in cui le aziende tecnologiche sono pagate sulla base dei risparmi che ottengono con le loro soluzioni, sono strumenti più citati nei convegni che effettivamente usati», sottolinea Mochi Sismondi, che aggiunge: «Forum Pa si è impegnato a offrire un sostegno concreto all'Osservatorio smart city avviato dall'Anci con un'azione di accompagnamento che guidi i dirigenti pubblici attraverso esperienze di successo e porti a percorrere strade nuove».
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