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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2013 alle ore 11:03.
Possiamo farcela. Anche in Italia le infrastrutture verdi hanno i loro ottimi bacini di sperimentazione. Una base importante per costruire quello schema codificato che ci chiede l'Europa per attivare i nuovi finanziamenti.
L'autorità di bacino dell'Arno, per esempio, ha messo in campo sin dagli anni 90 una serie di interventi per fronteggiare il regime delle piene creando e sviluppando "casse di espansione" per assorbire i volumi di acqua in caso di piena. Con l'ottima idea di migliorare contemporaneamente gli habitat e micro habitat umidi.
L'anello verde di Mirandola, in provincia di Modena, altro esempio importante, costituisce uno dei pezzi forti del piano per l'energia locale con il quale si punta ad un riduzione significativa (20%) dei consumi energetici fronteggiando contemporaneamente il cambiamento climatico. Il progetto si fonda sulla creazione di un anello verde (green belt) intorno alla città per contribuire all'assestamento e all'ondeggiamento dell'ambiente umano e alla cattura dell'anidride carbonica ricorrendo alle proprietà naturali della vegetazione.
C'è poi anche il piano integrato delle Ferrovie dello Stato per recuperare tutte le strutture sia tecniche che immobiliari in disuso si adatta perfettamente al concetto delle infrastrutture verdi. Con vantaggi per il territorio, per la salvaguardia del verde e per una serie di attività sociali. Emblematico il progetto per riadattare le stazioni dismesse (480 su 1700 sono già oggetto dell'iniziativa) per alleviare il disagio dei senzatetto valorizzando immobili per iniziative di solidarietà ma anche di attenzione all'ambiente. E il recupero delle ferrovie dismesse prevede percorsi dedicati alla mobilità sostenibile, aperti a tutti, con l'integrazione di piste ciclabili e l'interconnessione con altri servizi di trasporto pubblico.
Infine, lo sviluppo sostenibile della rete elettrica messo in atto da Terna: un'iniziativa che ha molti punti di contatto con il progetto infrastrutturale delle ferrovie. Con le amministrazioni locali, ma anche con le associazioni ambientaliste, si individuano criteri adattati ai singoli territori per risanare dal punto di vista ambientale le strutture elettriche esistenti, ma anche per pianificare le nuove opere. Tutto ciò con un indicatore di sostenibilità territoriale che prevede 30 voci sui capitoli dell'ambiente, del sociale, della tecnica e dei parametri eco. (F.Re.)
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