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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2013 alle ore 11:03.

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«Siamo nati quando parole come riciclo e sostenibilità ancora non si usavano. Oggi nel Paese ci sono prodotti, industrie e tecnologie green all'avanguardia e una forte sensibilità sui temi ambientali. Ecomondo è la loro vetrina ideale. Quello che ancora manca è una visione a lungo termine sistemica, che vada al di là della buona volontà dei singoli e delle misure spot. Anche qui la nostra piattaforma gioca un ruolo strategico».

Nelle parole di Alessandra Astolfi, responsabile storico della Fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile che inaugura domani a Rimini (e fino al 9 novembre) la sua 17esima edizione, c'è il senso di un evento diventato il manifesto italiano della greeen economy, come raccontano i numeri: oltre mille imprese espositrici, 85mila visitatori attesi, 400 buyers e delegazioni da 40 Paesi.

Ecomondo non è però solo tecnologia verde – con i saloni Key Energy e Cooperambiente, le new entry H2R sulla mobilità sostenibile e Key Wind sulla cogenerazione e il ritorno di Sal.Ve l'expo dei veicoli green – ma anche il momento clou del dibattito culturale e scientifico sulla via italiana allo sviluppo sostenibile, con un centinaio di conferenze interne, oltre 500 confronti e 160 lavori scientifici pubblicati. Con un duplice obiettivo, quest'anno, sotto la guida del nuovo presidente del comitato tecnico-scientifico Fabio Fava: «Aggregare pubblico e privato, quindi le istituzioni, la ricerca e le imprese e seminare conoscenza su priorità e strumenti europei, anche finanziari, per accelerare l'ecoinnovazione. Il futuro dei nostri investimenti è racchiuso negli oltre 70 miliardi di euro del programma Ue Horizon 2020 ancora troppo poco conosciuto da piccole e grandi imprese». (I. Ve.)

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