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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2013 alle ore 11:00.

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Valerio NataliziaValerio Natalizia

«Nel 2013 il giro d'affari del fotovoltaico in Italia dovrebbe dimezzarsi, con installazioni in calo da 3,4 a 1,5 gigawatt. Anche i posti di lavoro nelle aziende italiane potrebbero diminuire del 50%, in misura proporzionale o quasi alla riduzione del fatturato». Così Valerio Natalizia, personaggio leader in Italia del fotovoltaico più "industriale", descrive un settore che sta vivendo il suo momento di crisi.

Il vicepresidente (nonché past president) del Gruppo imprese fotovoltaiche italiane (Gifi), all'interno della Federazione Anie-Confindustria, è amministratore delegato di Sma Italia, la filiale locale del colosso tedesco da 1,5 miliardi di fatturato (nel 2012) 2012, player globale degli inverter, ora alle prese con una riduzione del business e della struttura organizzativa. E se rallentano i tedeschi, figuramoci gli italiani. Il 2012 è stato già un anno di crisi per il fotovoltaico in terra italiana, con fatturato in calo del 58% a 6,2 miliardi e con numero di addetti calato del 22% a 14mila unità. Oggi, dopo l'esplodere della concorrenza asiatica a basso costo e l'introduzione dei dazi europei sui moduli cinesi, ci sono altri due fattori destabilizzanti: la fine del quinto conto energia e un ulteriore periodo di incertezza sul futuro di lungo termine degli incentivi pubblici.

Ingegner Natalizia, ora che il conto energia è stato superato, quale bilancio si può trarre?
L'esaurimento dell'ultimo conto energia decreta la fine di un'epoca che ha visto luci e ombre. Gli incentivi sono serviti a far abbassare i costi di sistema e a rendere più efficiente la tecnologia. D'altro canto, in passato i periodi di incentivazione troppo generosa hanno fatto schizzare le installazioni a livelli fuori controllo, determinando una distorsione del mercato.

Che futuro attende il fotovoltaico italiano?
Visti i prezzi attuali, un fotovoltaico senza incentivi non è ancora sostenibile. Ma ci siamo molto vicini, si è già fatto tanto in questa direzione. Per fortuna la detrazione fiscale è stata prorogata per il 2014-2015 dalla legge di Stabilità, con valori decrescenti del 50% e del 40 per cento. E lo scambio sul posto è una valida fonte di remunerazione dell'energia. Il fotovoltaico continua a essere conveniente, e in Italia ci sono aziende ancora competitive.

La possibilità di detrazioni fiscali e scambio sul posto non ha evitato un ulteriore crollo del fatturato.
Quando il sistema del conto energia è finito, la transizione verso le altre forme di incentivo non è stata indolore. Il problema alla base della crisi non è la mancanza di convenienza del fotovoltaico, ma l'incertezza sulla volontà politica nel lungo termine. Si sarebbe potuto gestire il passaggio verso le detrazioni fiscali e lo scambio sul posto in maniera migliore. Il prezzo per questo shock di sistema è evidente: aziende che chiudono, lavoratori che perdono il lavoro.

Si può ancora invertire la crisi?
Quello che serve in questo momento è una volontà politica decisa, che fissi regole di base certe e stabili per dare nuovo ottimismo al settore. I costanti cambiamenti scoraggiano gli investimenti e danneggiano l'industria. E il problema è europeo, non soltanto italiano.

Quali misure per rilanciare il settore?
Bisogna puntare a un'integrazione progressiva delle fonti rinnovabili nella rete elettrica italiana. Servono impianti di domotica per ridurre e controllare l'assorbimento di potenza dai singoli impianti. L'obiettivo è realizzare una vera smart grid. Inoltre sarebbe opportuno educare gli utenti e i proprietari di impianti fotovoltaici per orientarli sempre di più all'autoconsumo dell'energia. Una strada consiste nell'incentivare l'utilizzo di batterie negli impianti, per accumulare almeno una parte dell'elettricità prodotta dal fotovoltaico. L'Italia è avanti nel campo della sperimentazione; se ci fosse il giusto indirizzo politico per accelerare il processo, si potrebbe sfruttare il vantaggio competitivo per rilanciare l'industria fotovoltaica.

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