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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2010 alle ore 10:56.
Per il 2010 cielo sereno e sole abbondante, soprattutto al Nord. Le perturbazioni non dovrebbero offuscare il 2011. Con la benedizione del nuovo Conto energia la giovane industria del fotovoltaico dovrebbe vivere una fase di concentrazione e maturazione, ma con sempre più pannelli pronti a convertire in corrente elettrica i raggi del sole. Oggi, lunedì 27 settembre, in edicola con Il Sole 24 Ore del Lunedì il Rapporto "Sviluppo sostenibile" dedica 10 pagine di approfondimenti e notizie all'ecosistema del fotovoltaico.
I primi mesi di quest'anno, a dire il vero, non sono stati i migliori possibili. Il nuovo regime di incentivi ha avuto un parto difficile, tra pause di riflessione, tavoli rimandati causa elezioni regionali, bozze e contro bozze. Ora che la nebbia si è ritirata e c'è la certezza che dal 1º gennaio 2011 entreranno in vigore le nuove tariffe, gradualmente ridotte per scaglioni, si possono fare due conti. Osservando innanzitutto che per l'anticiclico segmento del fotovoltaico il 2009 è stato molto buono: la potenza cumulata installata in Italia è stata di 1.142 Mw di picco, ovvero 720 in più rispetto al 2008, quando erano 422 cumulati. La migliore performance è andata al Nord, ma nel Sud brilla la Puglia.
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Il 2010 sta andando ancora meglio per la corsa al "vecchio" e generosissimo Conto energia. Secondo lo studio di A.T. Kearney I principali operatori nel settore del fotovoltaico in Italia realizzato da Marco Andreassi, Giorgio Ortolani e Tommaso Colombo, che «Il Sole 24 Ore» anticipa in esclusiva (si vedano i grafici interattivi), per fine anno verranno installati altri 850 Mw. La produzione di corrente elettrica con l'energia del sole arriverebbe così all'1 per cento.
Nel 2011 si potranno contare gli effetti delle nuove tariffe. «Il mercato potrà subire una contrazione della crescita – spiega Marco Andreassi, partner di A.T. Kearney –, tuttavia ci aspettiamo ancora il segno più. Si ridurrà il guadagno per le aziende, ma lo spazio per crescere c'è. Diventerà più importante puntare su progetti di qualità ed è prevedibile un consolidamento. L'industria maturerà. Si ridurranno i fenomeni speculativi». Altre indicazioni arriveranno dall'Energy summit che prende oggi il via nella sede milanese del «Sole 24 Ore».
Il segmento delle rinnovabili è giovane e ogni tentativo di interpretazione deve essere fluido. Il suo grado di salute dipende dagli incentivi pubblici, sia in Italia che nel resto del mondo, dunque la geografia globale degli investimenti si muove dove questi sono più generosi. Fino a un paio di anni fa l'Eldorado era la Spagna, ora l'Italia, domani chissà. Uno dei volani principali degli ultimi anni è stato il drastico calo dei prezzi, che va più veloce del l'aumento dell'efficienza dei pannelli e – pur con qualche oscillazione – dovrebbe proseguire: secondo la ricerca i moduli potrebbero arrivare a 1 dollaro per Watt nel 2015 (oggi il prezzo è tra 1,5 e 2 dollari).
Nel 2009 le aziende italiane del settore nel nostro paese hanno registrato ricavi per 2,35 miliardi di euro, in crescita del 39% rispetto agli 1,69 del 2008. Sono cresciuti di più i Megawatt dei fatturati proprio per effetto del crollo del prezzo di moduli e componenti dovuto all'eccessiva fornitura, la riduzione di oltre il 50% del prezzo del silicio, l'aumento della produzione di moduli a film sottile e la crescita di parchi di grosse dimensioni. La previsione è che il valore del settore a fine 2010 sia di circa 3 miliardi di euro.
«Vista la giovane età dell'industria, non si sono ancora imposti leader chiari – continua Andreassi –. I top player sono cresciuti, ma non in maniera enorme, per via dell'esplosione di nuovi operatori. Le aziende attive sono circa 600». A partire dalla distribuzione e installazione (circa 350 operatori), generazione e trading (100), produzione di celle e moduli (40), produzione di inverter e componenti (90) e infine di silicio e wafer, dove tuttavia ci sono solo alcune iniziative imprenditoriali che attendono di vedere la luce. Secondo la ricerca di A.T. Kearney i "top player" del 2010 in termini di ricavi, in ordine decrescente, in Italia sono stati: Kerself, Solon, Enel, Enerpoint, Conergy, Solarday, Enerqos, Terni energia, Enerray, Answer drives.
Tra i grossi progetti che stanno prendendo piede va menzionato il più grande stabilimento di produzione di pannelli fotovoltaici su scala industriale in Italia (uno dei più grandi in Europa) a Catania, con una partnership tra Enel, Sharp e StM. Il Cipe ha sbloccato il progetto a fine luglio dopo le minacce di abbandono del colosso giapponese causa tempi biblici di approvazione degli incentivi per la realizzazione (si veda il Sole 24 Ore del 12 maggio). Enel Green Power, la controllata della utility dedicata al business delle rinnovabili in Italia e nel mondo, si avvicina intanto alla quotazione in Borsa prevista nelle prossime settimane.
In generale «lo scenario competitivo globale è molto acceso, con grossi gruppi asiatici come Suntech e Sharp o americani come First Solar – spiega Luca Zingale, direttore scientifico di Solarexpo –. Il fotovoltaico diventa sempre di più un prodotto di consumer electronics, come dimostra l'ingresso di Panasonic e i movimenti di Samsung e Lg». Un settore dove l'Italia invece fatica, «anche se si intravede un'opportunità per il made in Italy, e cioè la proposta di soluzioni di integrazione architettonica spinta per il patrimonio italiano». Sono nate diverse aziende in un segmento che concilia design, ricerca e produzione di energia con tecnologia fotovoltaica. In alcuni casi si tratta di costole di imprese che da decenni operano nella tradizione ceramica italiana. Si va dalle tegole fotovoltaiche alle coperture esterne di edifici anche di grosse dimensioni. «Di certo non possiamo concorrere con i cinesi sui prezzi di produzione – spiega Attilio Russo, direttore tecnico di System Photonics, azienda di Fiorano che vende moduli fotovoltaici inseriti su lastre ceramiche per tetti ed esterni e quest'anno prevede di raddoppiare la produzione –, ma spostando l'asse della competizione sul design l'Italia può dire la sua e essere molto apprezzata anche all'estero».
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