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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2011 alle ore 13:09.
Anche la voce degli avvocati d'affari si unisce al coro di proteste che ha accompagnato la firma del presidente Napolitano del decreto sulle energie rinnovabili, che riduce gli incentivi per la produzione di energia rinnovabile e che riguarda in particolare i settori eolico e fotovoltaico.
Napolitano firma il decreto rinnovabili
Per le rinnovabili riparte il confronto su regole e incentivi (di Federico Rendina)
Il peso dell'incognita incentivi (di Luca Salvioli)
I professionisti degli studi nazionali e internazionali parlano a nome dei loro clienti, aziende italiane e straniere che negli ultimi anni hanno puntato sul mercato italiano proprio per beneficiare dello schema incentivante. Con conseguenze positive per i dipartimenti degli studi specializzati in Energy, che - mentre quelli specializzati in finanza soffrivano - hanno prosperato.
«Sono due in particolare le novitá legislative che avranno le maggiori conseguenze sul business dei clienti - spiega Carlo Andrea Meacci, socio di Ashurst - per i progetti fotovoltaici che saranno connessi dopo il 31 maggio di quest'anno la tariffa attualmente prevista viene cancellata e sostituita da una nuova tariffa ancora da determinare. Allo stesso tempo i progetti su terreni agricoli che non verranno connessi tra più di un anno non potranno eccedere 1 megawatt a meno che i terreni non siano abbandonati da 5 anni».
Il ruolo degli avvocati è ora quello di minimizzare le conseguenze che l'intervento legislativo avrá sul business dei loro clienti.
«Basterebbe che il nuovo decreto non prevedesse un taglio eccessivo delle tariffe per i progetti connessi dopo il 31 maggio», commenta Meacci, che aggiunge che «sarebbe utile una intepretazione chiarificatrice del concetto di "terreni abbandonati"».
Gli investimenti delle aziende saranno probabilmente deviati su altri Paesi e su altre fonti.
«Il decreto non si applica ai progetti che hanno giá raggiunto i requisiti della tariffa e la situazione è meno peggiore che in Spagna per esempio», conclude il professionista.
«Le reazioni dei nostri clienti all'approvazione del decreto sono state pessime», interviene Carlo Montella di Orrick. «È un decreto che fissa solo principi generali e toglie qualsiasi certezza. In assenza dei decreti attuativi è lecito pensare che le banche non finanzieranno alcun progetto fotovoltaico o eolico per il momento».
L'avvocato spiega che probabilmente crescerano gli investimenti nelle biomasse soprattutto quelli piccoli per il momento piuttosto scarsi. «Tali tipologie di investimenti sarebbero molto importanti anche a sostegno dell'agricolutra italiana, oggi particolarmente in crisi», puntualizza, spiegando che «per quanto riguarda il fotovoltaico, se il governo non procede come sopra auspicato, è ragionevole pensare che il mercato subirà un vero e proprio stop nel breve-medio periodo e per l'eolico è ragionevole prevedere il trend di crescita che si è registrato nel corso del 2010, durante il quale la crescita è stata comunque modesta ed inferiore rispetto ai paesi del Nord Europa».
«Il rischio di perdita di fiducia da parte degli investitori stranieri è concreto», conferma Paolo Peroni, dello studio tedesco Roedl & Partners. «Per chi ha dimensioni sovranazionali, la scelta tra un fotovoltaico italiano incerto e un eolico dell'est Europa promettente potrebbe proiettare risorse al di là dei nostri confini».
L'avvocato specializzato spiega che alcuni strumenti permettono di attutire l'impatto della norma. «Nella strutturazione delle operazioni, si possono ipotizzare dei meccanismi contrattuali di adeguamento dei prezzi proporzionale alla riduzione degli incentivi».
Ma c'è un ma. «L'allocazione dei rischi è un esercizio molto complesso in uno scenario dominato dall'incertezza. In queste ore si spera piuttosto in un ripensamento del legislatore sui tempi e su alcune misure del nuovo decreto energia, forse troppo drastiche: cambiamenti di rotta repentini nascono forse con il lodevole proposito di fermare le speculazioni, ma rischiano di disorientare un'intera economia, con un impatto occupazionale in Italia e reputazionale all'estero potenzialmente drammatico»
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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