Nonostante l’approvazione alla Camera di una mozione sui mini-BoT e le recenti dichiarazioni euroscettiche di alcuni esponenti governativi da tre settimane i BTp vengono acquistati con netto calo dei rendimenti. Come mai?
Il crollo dei rendimenti globali rende più competitivo il metallo giallo, che non stacca cedole ma protegge dalle fasi di risk off dei mercati e si rafforza quando il dollaro è debole
Secondo un parametro ad hoc che analizza una serie di dati qualitativi e quantitativi ed è basato su una serie storica di dati di 29 anni, nel 2019 le probabilità di una futura tempesta finanziaria sono decisamente diminuite rispetto all’anno scorso
Un quinto di tutti i 53.500 miliardi di titoli emessi è sprofondato a tassi negativi: le politiche delle banche centrali e le attese per le prossime mosse di Fed e Bce spingono gli acquisti
Manca un rialzo dell’1,5% per riportare l’indice S&P 500 nuovamente su un territorio inesplorato. Il tutto accade paradossalmente mentre gli investitori si sono posizionati forte sui beni rifugio
Dopo 9 rialzi consecutivi (da dicembre 2015 a dicembre 2018) la Fed si prepara a fare marcia indietro e a tagliare i tassi di interesse. Ecco il possibile impatto sulle storiche rivali dei bond, le azioni
Le forti pressioni deflazionistiche globali stanno mettendo in crisi, rendendoli obsoleti, i modelli delle banche centrali. E la Fed dal prossimo mese potrebbe essere la prima a cambiare le regole del gioco. Per gli investitori avrebbe un «impatto enorme»
La partita a scacchi tra Washington e Pechino si sta giocando su due fronti: da un lato le aliquote con cui tassare le rispettive merci, dall’altro bisogna tener conto degli effetti del cambio tra dollaro e yuan. Proprio l’effetto-cambio, a conti fatti, riporta in vantaggio al momento la Cina
L’escalation della guerra commerciale sta spingendo la volatilità dei mercati nel mese di maggio, statisticamente uno dei più difficili per l’azionario. Ecco gli scenari possibili nel caso in cui le azioni dovessero entrare in una fase di correzione
Scottati dalla crisi dei crediti deteriorati, gli istituti di credito prestano soprattutto ad aziende medio-grandi e finanziariamente più solide. Un chiaro segnale di prudenza da parte degli istituti che evidentemente non vogliono in futuro trovarsi a gestire un deterioramento della qualità degli attivi come accaduto nel recente passato
Attualmente gli Usa importano dalla Cina beni per un totale di circa 500-520 miliardi. Di questi, 50 miliardi sono gravati da dazi al 25% (partiti la scorsa estate) e 200 miliardi sono tassati al 10%. La minaccia è di estendere anche a questi 200 miliardi l’aliquota del 25%
Il biglietto verde resta in rialzo rispetto alle sue principali controparti nonostante la politica espansiva della Fed ma secondo molti gestori c’è da aspettarsi un deprezzamento nel prossimo futuro
L’indice S&P 500 della Borsa statunitense ha aggiornato il record storico e punta a quota 3.000 punti. Ma ora le azioni, rispetto agli utili attesi, valgono meno rispetto a quando (settembre 2018) avevano toccato il precedente picco. Questo vuol dire che c’è ancora spazio per salire e che la correzione è rimandata?
Le statistiche indicano che il periodo tra la primavera e l’estate è solitamente complicato per i mercati azionari perché tendono a prendersi una pausa dopo lo slancio della prima parte dell’anno. Andrà così anche quest’anno?
Da fine febbraio la quotazione del metallo giallo si è sgonfiata del 4%. Si sono indeboliti anche yen e franco svizzero. Sui mercati è tornata la propensione al rischio e gli investimenti “sicuri”, per chi è entrato nel momento sbagliato, si stanno rivelando (perlomeno nel breve) una fonte di perdita
Lo scatto dei mercati non pare essersi esaurito al primo trimestre del 2019. Anche ad aprile, complice l’ingresso di molti fondi “ritardatari” e una manciata di buone notizie, le cose stanno andando bene. Tanto che Wall Street è vicinissima a rivedere il record. Quanto manca agli altri listini?
Le analogie tra il rialzo azionario di quest’anno e quello di quattro anni fa sono notevoli. E come allora, gli investitori sono troppo fiduciosi e non stanno scontando l’ipotesi di una correzione (probabile) in primavera/estate
Il legame (malato) tra azioni e liquidità immessa dalle grandi banche centrali sta spingendo un numero crescente di gestori a credere che non ci sia alternativa al “quantitative easing permanente”. Il rischio è innescare una crisi ben più grave della bolla dei mutui subprime
Da inizio anno la capitalizzazione delle azioni è cresciuta di 11mila miliardi. Un mix di notizie positive ha contribuito a questo recupero. Mentre cresce il partito di chi crede che siamo rientrati in una fase caratterizzata da tassi bassi, bassa inflazione e bassa (ma presente) crescita. Uno scenario (che gli esperti chiamano Goldilocks economy) che sarebbe ideale per i mercati
A sostenerlo è Simon Ward, economic adviser di Janus Henderson. Intanto «l’attuale frenata sarà sicuramente più marcata rispetto a quella sperimentata nel 2012 e nel 2016 e potrebbe trasformarsi in recessione»
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