Dopo l’ultimo consiglio (20 marzo) della banca centrale degli Usa la curva del debito si è invertita innescando i timori di una contrazione economica. Per scacciare il pessimismo la Fed, a suon di dichiarazioni ultra-accomodanti, sta provando a “risistemare” la curva, per renderla più ripida e rimandare il conto alla rovescia della recessione
Negli ultimi cinque mesi il valore dei bond a tassi negativi (dove il compratore paga il debitore per detenerli) è balzato del 66% riavvicinandosi ai massimi del 2016. Questo rende sempre più complicate le scelte per gli investitori. Ed è il simbolo che qualcosa non sta funzionando nonostante l’impegno delle banche centrali
Ad ottobre la Federal Reserve ha avviato la riduzione del bilancio, espanso negli ultimi 10 anni grazie a un triplo quantitative easing. I mercati non l’hanno presa bene innescando una forte correzione. Ora la Fed ha fatto retromarcia (annunciando lo stop alla riduzione del bilancio). È la dimostrazione che tra Borse e banche centrali esiste un legame, che assomiglia sempre più a un sottile “ricatto”
Non accadeva dal 2007 che i tassi statunitensi a breve rendessero di più di quelli a lungo termine. Ecco le possibili implicazioni sui mercati finanziari
Uno studio di Pimco esamina la correlazione tra bassa inflazione e invecchiamento della popolazione (e della forza lavoro) . Con il crescere dell’età aumentano i risparmi e calano gli investimenti. Ecco perché, nonostante il Qe e altre misure espansive, la Bce fatica a creare inflazione. Come il Giappone da 20 anni
Migliorano sugli indici del credito per la solidità, stentano in Borsa sui margini. E le due big tedesche chiudono la classifica europea della redditività.
La classifica delle prime aziende al mondo (ad elevata capitalizzazione) che in un quarto di secolo non hanno mai saltato (senza mai tagliarlo) un appuntamento con le cedole nei confronti dei propri azionisti
Le opportunità sui titoli di Stato in valuta forte, fra la crescita vicina al potenziale, l’atteggiamento più accomodante delle Banche centrali e le valutazioni attraenti
Secondo un’analisi di Excellence Consulting, che ha analizzato gli andamenti borsistici delle società finanziarie italiane ed europee e li ha incrociati con i trend dei dividendi offerti, emerge come il prezzo non sia condizionato dalla dividend policy. Anzi.
Il rapporto dell’organizzazione evidenzia i rischi di un mercato ormai da 13mila miliardi di dollari, fra il crescente ruolo della Cina, l’avanzata delle «Triple B» e il minor utilizzo dei covenant.
Dopo le 87 «strette» del 2018 il rallentamento dell’economia globale spinge di nuovo alla prudenza Fed, Bce e gli altri. E secondo T. Rowe Price finirà per ridurre in modo drastico le loro mosse
Da inizio anno l'indice azionario paneuropeo Stoxx ha guadagnato oltre il 9%, ma anche i prezzi del Bund tedesco, il più importante fra i bond governativi, stanno crescendo. Una anomalia che incuriosisce (e preoccupa) gli investitori
Riducendo la tassa che oggi gli istituti di credito pagano sull’enorme mole di riserve in eccesso si libererebbero risorse, circa 8 miliardi, per il sistema bancario comunitario. Gli utili delle banche italiane aumenterebbero del 4-5%. E allora perché la Bce non adotta subito questa mossa?
L’ammontare cumulato del denaro impiegato dalle aziende Usa per riacquistare le proprie azioni sul mercato ha superato per dimensione il bilancio della Federal Reserve
Cina, Cayman, Irlanda e Lussemburgo all’origine di una fenomeno che vale ormai il 14% del sistema finanziario globale e che allarma le autorità di sorveglianza
La quotazione del metallo giallo segue (come dimostra il grafico) una rotta opposta rispetto all’andamento dei tassi reali Usa. Pertanto, se la Fed apre a una stagione restrittiva per l’oro ci sono pochi margini al rialzo. Viceversa...
Rispetto a maggio (20%) è praticamente sfumata (nel breve periodo) l’ipotesi degli investitori su una retromarcia dell’Italia dopo 20 anni di moneta unica
La Federal Reserve ha interrotto il qe nel 2014. Per gli esperti, a conti fatti, è stato come alzare il costo del denaro del 3%. Ecco perché una nuova stretta sembra adesso davvero improbabile. Anche alla luce dei costi di un eventuale errore, come ricorda l’Eurozona nel 2011
L’analisi di Robeco rivela eccessivo ottimismo fra gli investitori Usa, mentre altrove si sopravvalutano i rischi. Così New York potrebbe perdere le caratteristiche «difensive» a vantaggio di altri listini, anche Emergenti.
Per la prima volta dal 2007 l’agenzia di rating non ha alcun «outlook» negativo sul debito sovrano nell’Eurozona. Ma i rischi per il 2019 non mancano
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