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Questo articolo è stato pubblicato il 09 gennaio 2013 alle ore 14:41.

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I dati dei sondaggi regionali pubblicati ieri sul Sole-24 Ore consentono di fare delle stime più accurate sui possibili esiti delle elezioni al Senato. Come è noto, in questo ramo del Parlamento il premio di maggioranza si assegna regione per regione. Sono 17 le regioni a premio.

Nella tabella in pagina abbiamo ipotizzato sulla base delle attuali intenzioni di voto (e con una metodologia spiegata nella nota in tabella) che in 13 regioni il risultato sia favorevole alla coalizione di Bersani che quindi parte con una dotazione di seggi, corrispondenti ai 13 premi. Inoltre abbiamo stimato che la stessa coalizione ottenga 4 seggi in Trentino Alto Adige (di cui 2 dell'alleata Svp), 3 nella circoscrizione estero e uno in Molise. In tutto fanno 108 seggi. Poi ci sono le regioni in bilico. Sono quattro al momento. Nella tabella in pagina abbiamo fatto diverse simulazioni a seconda dell'esito in ciascuna delle quattro regioni. Con questo tipo di analisi vogliamo rispondere a due domande. A quali condizioni Pd e Sel potrebbero non raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi al Senato (158)? In quali circostanze la lista Monti potrebbe fare maggioranza con il Pd senza Sel?

Cominciamo da una ipotesi estrema. Se la coalizione di Bersani vincesse il premio in tutte e quattro le regioni in bilico avrebbe una maggioranza di 179 seggi. Prodi nel 2006 ne ottenne 158. Berlusconi nel 2008 ne prese 174. In questi calcoli la Lombardia ha un peso molto rilevante, come abbiamo fatto notare in altre occasioni, ma potrebbe anche non essere decisiva. Dopo l'accordo tra Pdl e Lega questa regione va certamente annoverata tra quelle contendibili. Però la perdita della sola Lombardia (simulazione B) darebbe comunque a Bersani una maggioranza di 164 seggi. Ma la perdita della Lombardia insieme a quella di una qualunque altra delle regioni critiche priverebbe la coalizione di centrosinistra della maggioranza assoluta in Senato. Per esempio, senza il premio in Lombardia e Veneto i seggi sarebbero 155. Perdendo in tutte e quattro le regioni sarebbero 135. Eppure nemmeno in questo caso la coalizione di Berlusconi avrebbe la maggioranza relativa dei seggi. Si fermerebbe a 102 contro i 135 di Bersani. E Monti sarebbe comunque l'attore decisivo. Quindi anche se il centrosinistra perdesse in tutte queste quattro regioni potrebbe comunque contare sulla maggioranza assoluta insieme alla lista Monti.

È possibile che Berlusconi possa diventare l'attore decisivo al Senato? In altre parole è possibile che la sinistra di Bersani e il centro di Monti non riescano a fare maggioranza? Questa è la simulazione L. Se Berlusconi vincesse nelle quattro regioni in bilico e anche in Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Puglia e Calabria, il centrosinistra avrebbe 112 seggi, Monti 40 e Berlusconi 126. Insieme sinistra e centro arriverebbero a 152, sei meno della maggioranza. Né basterebbero gli arancioni di Ingroia. Ma il punto è un altro. Non è credibile che Berlusconi possa vincere in tutte le regioni della simulazione L. E questo vuol dire che non è credibile che Berlusconi possa giocare un ruolo decisivo al Senato. Sarà Monti a poter occupare eventualmente questa posizione. A meno che il suo consenso, che è oggi intorno al 15%, non scenda sotto la soglia fatale dell'8%. Se questo accadesse i nostri calcoli andrebbero rivisti completamente. Ma per completare il quadro occorre aggiungere che non è affatto escluso che la coalizione Pd-Sel possa vincere in tutte le 17 regioni rendendo così non strettamente indispensabile il sostegno della lista Monti. La Sicilia è forse la più incerta ma anche senza il premio siciliano Bersani potrebbe governare, sul piano numerico, senza allargare la sua maggioranza. E lo stesso vale, come già detto, se al posto della Sicilia ci fosse la Lombardia.

Resta la questione della possibilità di un governo Pd-Monti al posto di un governo Pd-Sel, nel caso in cui un governo Sel-Pd-Monti non riuscisse a funzionare. Lasciamo da parte le valutazioni politiche su una soluzione del genere e guardiamo solo alla sua praticabilità numerica. Sulla base delle nostre stime Sel dovrebbe contare su una ventina di senatori. Monti, se il suo consenso resta a questi livelli, ne avrebbe circa 41. Come si vede nella tabella sono numerosi i casi in cui togliendo alla coalizione di centrosinistra i 20 seggi di Sel e aggiungendo i 41 di Monti il risultato finale sarebbe comunque superiore a 158. Solo nel caso in cui la coalizione Pd-Sel perdesse in tutte e quattro le regioni in bilico i seggi della lista Monti non basterebbero a compensare quelli di Sel. E tutti tre – Pd, Sel e Monti – dovrebbero stare necessariamente insieme. Ma è una ipotesi remota.

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