Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2013 alle ore 08:39.

My24

Sul Sole in edicola Rating 24, con le proposte elettorali incrociate dei candidati e i giudizi di fattibilità del Sole 24 Ore

ROMA - È il convitato di pietra della campagna elettorale. Nelle attuali versioni dei programmi elettorali delle forze politiche è quasi del tutto ignorato. Ma il rischio manovra correttiva, già evocato dalla Commissione europea e dall'Ocse, potrebbe di fatto depotenziare o annullare del tutto le ricette economiche confezionate dalle coalizioni e dai singoli partiti per fare presa sull'elettorato. Nell'eventualità in cui in primavera si dovesse rendere necessaria una correzione dei conti pubblici, diventerebbe automaticamente più arduo il percorso per mantenere le promesse di riduzione di tasse e imposte, dall'Imu all'Irpef, o di non sgonfiare troppo il flusso di risorse destinate al Welfare. Anche per questo motivo l'ipotesi di una nuova manovra genera tensioni tra i leader delle coalizioni. Ultima in ordine temporale quella tra Mario Monti e il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, il solo tra i leader a non escludere del tutto una manovrina sostenendo che sarà necessario verificare subito i dati ereditati dall'attuale Governo: «Andremo a vedere la polvere sotto il tappeto».

L'attuale premier però non ci sta. «Voglio rassicurare Bersani, non c'è polvere sotto i tappeti», dichiara Monti a "Porta a Porta" tornando a escludere la necessità di un intervento correttivo: «Tutti gli accertamenti dell'Ue sono nel senso che il disavanzo strutturale nel 2013 sarà zero. Abbiamo avuto per l'Italia e questo Governo il plauso della Ue, siamo in quell'ordine». E non manca una stoccata: il ricorso a una manovra correttiva «dipenderà da chi governerà», dice Monti.

Le parole di Monti, in ogni caso, riportano la questione-manovra al centro del dibattito. Nell'elenco degli impegni programmatici delle forze politiche l'ipotesi di un intervento correttivo non viene in alcun modo presa in considerazione da Movimento 5 stelle, Rivoluzione Civile e dal Pdl. Anche se nella coalizione guidata da Silvio Berlusconi c'è chi, come Giulio Tremonti (con tanto di lista alleata alla Lega), sostiene che, con gli attuali parametri e vincoli europei, la manovra correttiva sarà inevitabile.

Vincoli europei su cui invece Pd e lista Monti sono maggiormente in sintonia. I democratici e la coalizione guidata dall'attuale premier (di cui fanno parte anche Udc e Fli) convergono, anche se con alcuni distinguo, sul rispetto degli impegni presi con Bruxelles su fiscal compact e pareggio di bilancio, considerato invece non necessario dal Pdl. Tutti, o quasi, puntano, seppure con ricette diverse, su una forte spinta alla crescita, ma soltanto il Pd sostiene che una delle leve utilizzabili potrebbe essere quella della dismissione del patrimonio immobiliare dello Stato. Che per Pdl e "Fare per fermare il declino" (la lista guidata da Oscar Giannino) va invece azionata in primis per abbattere il debito.

Almeno fin qui, comunque, poche misure di dettaglio. Anche nel caso del Pd le oltre 200 pagine del programma elettorale della coalizione di centro-sinistra guidata vittoriosamente nel 2006 da Romani Prodi sembrano un lontano ricordo.

Sul versante dell'abbattimmento del debito Monti si muove nel solco già tracciato dal suo Governo: riduzione dello stock che a partire dal 2015, anche attraverso l'attuazione del piano di dismissioni di immobili dello Stato avviato nel mesi scorsi, dovrà scendere in misura pari a un ventesimo l'anno per centrare progressivamente l'obiettivo del 60% del Pil. Il Pd è pronto a rispettare l'impegno preso in sede europea, e non esclude l'adozione di un piano di dismissioni immobiliari ma senza procedere a svendite e, soprattutto, destinando in prima battuta gli incassi alla voce "investimenti". I democratici, pur garantendo il rispetto di tutti i paletti concordati con la Ue, pensano di fare pressioni su Bruxelles per far decollare gli eurobond e condividere una parte del debito pubblico di ogni Paese.

Diametralmente opposta la ricetta del Pdl che punta a una riduzione dello stock del debito al 100% del Pil entro la fine della prossima legislatura con un piano shock di dismissioni immobiliari, interventi su concessioni governative e un accordo con la Svizzera sul rientro dei capitali. Anche per Giannino è possibile scendere rapidamente sotto la soglia del 100% del Pil, con il ricorso a un processo di alienazione del patrimonio pubblico (immobili non vincolati, ma anche società).

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.