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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2013 alle ore 09:45.

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Gioca all'attacco (su tutela degli esodati e ruolo dei tecnici in politica) ma anche in difesa - sul rapporto tra banche e politica locale, alla luce del caso Mps - l'ultimo Bersani, di nuovo sulle barricate dopo gli ultimi sondaggi che danno in crescita il Pdl. Ospite di Agorà su Rai 3, il leader e candidato premier del Pd spiega che per affrontare il problema degli esodati serve «un fondo da rimboccare mano a mano che si affacciano le situazioni», anche se «il problema può riproporsi, per cui è il meccanismo in uscita che deve essere flessibile».

In agenda Monti manca la parola esodati
Poi, infastidito dalla memoria corta del premier uscente («Quando sento dimenticare troppo facilmente alcune questioni allora mi inalbero un po'»), una stoccata al Professore, sempre sul tema esodati: «Vorrei che almeno Monti mettesse questa parola nella sua agenda. Ci hanno bacchettato dicendo che non siamo tecnici e poi si è visto chi è tecnico...». Poi propone il reddito minimo garantito per coloro che non sono coperti da contratto: «Il resto - aggiunge - sono politiche sociali affidate agli enti locali».

Sbagliato mettere Bondi alla spending review
Del Professore, Bersani critica anche la scelta di affidarsi ad un supercommissario per impostare la spending review: «Monti ha preso Bondi, stimabilissimo ma resta una persona. Poi però ha fatto il "check up" a quelli delle liste e allora il commissario è Canzio, il ragioniere generale dello Stato. Deve essere ristrutturata la spesa nell'ordinario, in una struttura fondamentale che deve sapere come viaggia la sanità, la scuola, le pensioni. Bisogna ristrutturare questa funzione centrale e metterci il "know how"».

No alla tassazione del ceto medio
Nel suo intervento, Bersani spiega che, se eletto a Palazzo Chigi, non intende «tassare il ceto medio che paga le tasse», e spiega che quando parla di patrimoniale si riferisce «una patrimoniale immobiliare, sui grandi patrimoni», in parallelo a un aggiornamento delle rendite catastali. I grandi patrimoni, aggiunge, sono quelli a partire «da un milione di euro». Se è giusto puntare ad una tassazione Imu «più progressiva», spiega ancora il leader Pd, in tema di tasse e imposte «la priorità» è l'Irpef, perchè riguarda «il lavoro e le pensioni».

Rompere «i legami residui» tra politica, fondazioni e banche
Quantoal rapporto tra politica, fondazioni e banche, con riferimento all'ultimo scandalo "Mps-derivati", Bersani ammette che «Sarebbe positivo rompere questi residui legami». Dopodiché, aggiunge, «dobbiamo riconoscere che le fondazioni hanno garantito una certa stabilità in una fase turbolenta mentre altri azionisti ne danno meno. Cominciamo a vedere se le muraglie cinesi tra il ruolo degli enti locali e delle fondazioni sono sufficienti».

Tra le priorità, stop province e superamento del Porcellum
Tra le priorità del Pd, anche la cancellazione delle norme elettorali dette "Porcellum", fin dal «primo giorno di legislatura, con una proposta per il doppio turno di collegio». Noi, ricorda Bersani, «Non lo volevamo, e lo abbiamo ucciso con le primarie organizzate per Natale». Nel programma di centrosinistra ci sarà sicuramente una normativa stringente sul conflitto di interessi, per la riduzione del numero dei parlamentari, («c'eravamo quasi, poi hanno ribaltato il tavolo con il presidenzialismo») e sulla riorganizzazione delle province: «io sono per il superamento. Devono diventare un ente di secondo grado espressione dei Comuni. E bisogna subito schiodare la norma costituzionale che inchioda il tema».

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