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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2013 alle ore 09:57.

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ROMA - Innalzare il tasso di occupazione tra i 50-60enni che ora è troppo basso, facendo in modo che l'età media effettiva di pensionamento aumenti riducendo al tempo stesso il cuneo fiscale e contributivo. Pietro Ichino, uno dei principali estensori del «programma per il lavoro e il welfare» della lista civica di Mario Monti presentato ieri a Milano spiega che questo è il senso della proposta contenuta nell'agenda.

Una precisazione che esplicita quanto diffuso in precedenza nella parte delle «linee guida» in cui si prevedeva di aumentare sic e simpliciter l'età pensionabile effettiva e garantire nel tempo l'equilibrio dei sistemi pensionistici pubblici. Ipotesi che ha suscitato reazioni politiche immediate. «Non abbiamo intenzione di modificare la legge Fornero». Il punto del documento «commenta l'azione del governo Monti. Riconosco che si può equivocare su questo punto, varrà la pena di correggerlo, ma si parla di un aumento di età pensionabile già regolato dalla riforma di Fornero sulla quale non c'è alcuna intenzione di ritornare». Tutto ruota attorno al concetto di «età pensionabile effettiva, in linea con gli standard europei», aggiunge Giuliano Cazzola curatore del capitolo previdenza. Monti precisa in conferenza stampa che il riferimento a «tale aumento dell'età pensionabile presente nel documento si riferisce in realtà a quanto già adottato». Dunque «nessuna nuova proposta». L'altra linea di intervento è sperimentare «una rimodulazione del contratto a tempo indeterminato, tesa a renderlo più flessibile e meno costoso».

Il mercato del lavoro, osserva Monti criticando la «poca disponibilità» della sinistra, è un «cantiere di particolare importanza». Nell'anno di governo dei tecnici la pressione fiscale è cresciuta ma «se non altro le tasse sono servite, perché l'Italia si è salvata». Ora si può immaginare una diversa politica economica, che preveda una graduale riduzione del prelievo fiscale «bloccando la spesa». Il premier replica a quanti lo vorrebbero «mummificato come quello che ama mettere le tasse» e richiama il rapporto del Fmi: se realizzate a pieno, le riforme strutturali del governo garantiscono una crescita aggiuntiva del 5,75% in 5 anni e del 10,5% a regime. È Ichino a illustrare i punti del piano sul lavoro: un codice unico per sistemare un quadro legislativo «illegibile e caotico», misure per combattere il dualismo del mercato del lavoro, un «grande piano straordinario per l'occupazione giovanile» soprattutto nel Mezzogiorno da sostenere con una contestuale «grande azione positiva per l'occupazione femminile». Per rendere meno costoso il contratto a tempo indeterminato, spiega Cazzola, occorre intervenire sul versante della tutela in uscita, derogando alle norme del contratto collettivo d'intesa con le parti sociali. Il modello è la flexsecurity: «Non si propone una revisione della nuova disciplina dei licenziamenti individuali, ma la possibilità di sperimentare soluzioni più flessibili, in particolare per la regolarizzazione delle collaborazioni continuative autonome irregolari». Occorre fare in modo che chi perde il lavoro in età avanzata abbia un ammortizzatore, o vada in pensione o possa avere un'altra opportunità di lavoro: «È la nostra risposta alla questione degli esodati».

Ma ieri ha fatto irruzione nella campagna elettorale un altro tema, quello delle spese militari: «Il nostro Governo è stato l'unico a ridurre il numero degli F35» ha detto Monti in un'intervista a Presadiretta in onda stasera e ha ricordato che fu invece il Governo D'Alema nel '99 ad aderire al programma, confermato poi da Berlusconi e Prodi. Può essere «rivisto a riduzione» concede Pier Luigi Bersani ma «alcune delle nostre presenze industriali vanno garantite» e comunque «le priorità sono altre».

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