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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2013 alle ore 19:02.

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C'era una volta il cavallo di Caligola, nominato senatore a vita per evidenti meriti. C'era un'altra volta il cavallo di Benito, ottima compagnia di ritratti ufficiali perché a cavallo, si sa, diventiamo tutti più alti e un po' eroici. C'era un'altra volta ancora Giulio «la volpe» che, secondo Bettino, «come tutte le volpi presto o tardi» sarebbe finita «in pellicceria». Gli anni passano, la politica cambia e a quanto pare la sua «componente animale» pure.

A dieci giorni dal voto è tutto un discettare di cani da compagnia, leopardi da smacchiare e leoni da spellare. Tra leader che allevano animali reali e aspiranti premier che nutrono bestie metaforiche. Le prime due ferine stoccate della giornata le dà Silvio Berlusconi, forse ispirato dal titolo della trasmissione radiofonica che lo ospita («Un giorno da pecora»). Gli chiedono di dire qualcosa di carino sul premier uscente Mario Monti e lui non si fa pregare: «Adesso ha un cane, ma il cane è molto preoccupato: sembra gli abbia messo una tassa sull'osso».

Poi il Cav. passa al segretario del Pd Pier Luigi Bersani: «Non so mai, quando parla Bersani, se è lui o se è Crozza». L'allusione è alla superba imitazione che il comico genovese fa del politico piacentino, con quegli intercalari del tipo: «Oh ragassi, siam mica qui a spalmare l'Autan alle zanzare!», oppure «Siam mica qui a insegnare pilates ai fenicotteri!». Tutti rimandi alla robusta cultura contadina di cui si nutre, in sede di comizio, il gergo bersaniano. Fino a esplodere nel surreale: «Ragassi, siam mica qui a smacchiare i giaguari!» Proprio da quest'ultima citazione ha preso le mosse Berlusconi per avvertire il rivale: «Sotto le macchie del giaguaro troverà un leone».

Non si è fatta aspettare la risposta del diretto interessato: «Dobbiamo spellare il leone!» E pure a proposito dell'imminente «sorpasso» ai danni del Pd annunciato dal Cavaliere, Bersani ha sfoderato una metafora, stavolta da codice della strada: «Berlusconi – ha detto il leader democratico – viaggia su un'autostrada contromano». Risposta tennistica che un po' ha ricordato quella del maggio 2011, quando il segretario del Pd festeggiò la vittoria alle Amministrative gridando ai militanti di piazza del Pantheon: «Abbiamo smacchiato il giaguaro!» Una frase che gli è rimasta attaccata addosso, tanto che qualche buontempone sul web qualche giorno fa gli ha attaccato col Photoshop un cucciolo di panthera onca tra le mani. Eggià: Berlusconi con la cagnetta Vittoria, Monti col cagnolino Empy, Bersani col giaguaro da smacchiare e il leone da spellare. Una campagna elettorale bestiale.

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