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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2013 alle ore 18:04.
A cinque giorni dalle elezioni è caccia al voto dei delusi, di centrodestra e di centrosinistra. Da conquistare sulla piazza o attraverso la tv e la rete.
Beppe Grillo, reduce dal bagno di folla a piazza Castello a Torino rifiuta l'intervista già fissata con Sky Tg 24 e Pier Luigi Bersani, dopo il pienone in piazza Duomo a Milano, può rispedire al mittente la richiesta di Mario Monti per un faccia a facca a tre, con anche Silvio Berlusconi.
L'ex premier sulle televisioni ha puntato tutto
La sua partecipazione a Servizio Pubblico di Michele Santoro ha fatto il pieno di ascolti (9 milioni, share al 33,58%) e le sue quotidiane apparizioni in tv, sono riuscite - stando ai sondaggi - a risollevare i consensi per il Pdl. Silvio Berlusconi ha rinunciato (per ora) alla piazza, come aveva annunciato poche settimane fa, precisando che non avrebbe fatto comizi, essendo «a rischio» la sua «incolumità». Ma è riuscito nel tutto esaurito del Lingotto di Torino.
Il rush finale
In questi giorni l'ex premier sarà a Milano, ma per la chiusura della campagna elettorale ha scelto Napoli, alla Fiera d'Oltremare. Grillo occuperà invece piazza San Giovanni, a Roma dove conta di portare un milione di simpatizzanti. Bersani punta sulle regioni considerate incerte e mercoledì sarà con Matteo Renzi a Palermo, giovedì a Napoli e venerdì a Roma, al teatro Ambra Jovinelli con Nicola Zingaretti.
Nessuno dei big però (Grillo a parte) intende rinunciare al potere della tv
Così Mario Monti preme per un faccia a faccia a tre, con il segretario Pd e il leader Pdl. Che gli rispondono picche, ma senza rinunciare al pubblico di Porta a Porta. Bruno Vespa infatti ospiterà Pier Luigi Bersani martedì sera, il giorno successivo Silvio Berlusconi e giovedì il premier uscente, Mario Monti. Anche se la Rai propone, in alternativa, un confronto a tre o a sei, come vuole il segretario Pd. Ma il Pdl insiste per un faccia a faccia a due soltanto: Berlusconi vs Bersani.
I leader politici torneranno negli studi Rai venerdì sera, ciascuno con una conferenza stampa finale, in diretta su Rai Due.
Un ritorno al passato
«Quella che sembrava una campagna fortemente influenzata dai nuovi media si sta rivelando invece determinata da old media, come la piazza e la tv», dice Alessandro Amadori di Coesis Research. Con la tv che ha «una funzione molto simile a quella che aveva negli anni '70 e la piazza che sembra avere lo stesso ruolo di carica emozionale di quegli anni». Per Amadori è una campagna «da prima piuttosto che da terza repubblica». Ma «essere nelle piazze è una scelta azzeccata, stiamo tornando verso i fondamentali, con il contatto con il territorio e con la gente». La decisione di Silvio Berlusconi «di privilegiare un altro mezzo classico, la tv, è stata coerente rispetto alla sua strategia, anche se gli avrei suggerito comunque un evento di piazza, che resta come una mancanza». Mentre quella di Mario Monti, con il suo appello per un confronto a tre, «appare come una campagna di inseguimento, dove i veri protagonisti sono Grillo, Bersani e Berlusconi».
Ma la piazza è una connessione con la rete
Che sia anche «una questione di quattrini» lo sostiene Paolo Del Debbio. «I partiti hanno risparmiato, le affissione costano molto e di cartelloni 6x3 se ne vedono pochi». Quanto all'utilizzo e al ruolo della rete, «su web ci lavorano tanto tutti, ma chi ha la primogenitura è Beppe Grillo, è lui che ha dettato la linea. E tra web e piazza nel caso del Movimento 5 Stelle c'è una forte connessione». Il Pd invece «conta molto anche sulla militanza interna, come pure Sel». Ma «l'unico che ha recuperato in questa campagna elettorale è Silvio Berlusconi. E ha recuperato con la televisione». Anche perché «i comizi gli sono stati vietati per le ragioni che lui stesso ha spiegato, perciò ha potuto parlare solo in situazioni protette, come il Lingotto di Torino». Quanti a Monti «la mia impressione», dice Del Debbio, «è che gli spin doctor gli stiano dicendo di muoversi perché sta perdendo consensi».
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