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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2013 alle ore 13:07.

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Dopo cinque anni di discussioni, bozze e proposte per cambiare una legge elettorale che alla fine del 2005 fu ribattezzata dal suo stesso inventore Roberto Calderoli "Porcellum", i poco più di 47 milioni di italiani chiamati alle urne per il rinnovo del Parlamento domenica e lunedì prossimi (24 e 25 febbraio) dovranno fare ancora i conti con il sistema con cui si è già votato nel 2006 e nel 2008. Quindi liste bloccate senza la possibilità di esprimere preferenze e due diversi sistemi di attribuzione del premio di maggioranza tra Camera e Senato, con il rischio più che concreto di risultato non omogeneo tra i due rami del Parlamento.

Come si vota
Ma procediamo per gradi. Ai 47.154.711 milioni di elettori residenti in Italia (le donne sono due milioni in più degli uomini) vanno aggiunti gli oltre 3,5 milioni di elettori italiani residenti all'estero. In totale ad eleggere il nuovo Parlamento sono dunque chiamati quasi 51 milioni di cittadini. Gli elettori potranno votare dalle ore 8 alle ore 22 del 24 febbraio e dalle ore 7 alle ore 15 del 25. Due le schede: rosa per l'elezione della Camera dei deputati (18 anni per poter votare e 25 per poter essere eletti), gialla per l'elezione del Senato della Repubblica (25 anni per poter votare, 40 per poter essere eletti). In entrambi i casi l'elettore esprime il voto tracciando un solo segno (una X o un semplice tratto) sul solo contrassegno della lista prescelta. Anche nel caso di liste collegate in coalizione, il segno va sempre posto sul solo contrassegno della lista che si vuole votare e non sull'intera coalizione. Se il segno dovesse invadere altri simboli, il voto si intende riferito al contrassegno su cui insiste la parte prevalente del segno stesso ed è dunque valido. Solo in Valle d'Aosta (Camera dei deputati) e in Trentino-Alto Adige (Camera dei deputati e Senato della Repubblica) l'elettore esprime il voto tracciando un segno sul contrassegno del candidato.

Nessuna preferenza
Non è possibile manifestare voto di preferenza: la lista di candidati è infatti "bloccata", cioè i nominativi sono presentati in un ordine prestabilito dalle segreterie dei partiti e/o dal capo della coalizione al momento del deposito della lista stessa (solo il Pd, per ovviare al problema, ha tenuto a fine dicembre le primarie tra i suoi elettori e iscritti per la scelta dei candidati in Parlamento; mentre il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo ha tenuto le "parlamentarie" con voto online).

L'assegnazione dei seggi
Il numero dei deputati è di 630, 12 dei quali eletti nella circoscrizione Estero. Il numero dei senatori elettivi è di 315, 6 dei quali eletti nella circoscrizione Estero. Ai fini dell'elezione della Camera dei deputati il territorio nazionale è suddiviso in 26 circoscrizioni, oltre alla Valle d'Aosta che costituisce circoscrizione a sé ed elegge un solo deputato a maggioranza dei voti. Salvo i 12 assegnati alla circoscrizione Estero, il numero dei seggi spettante a ciascuna circoscrizione si ottiene dividendo la popolazione residente secondo i dati dell'ultimo censimento ufficiale per 618 e distribuendo i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti. Il Senato, come recita la Costituzione aggiornata con la revisione del Titolo V, è invece eletto «su base regionale». Nessuna regione può avere un numero di senatori inferiore a 7; il Molise ne ha 2, la Valle d'Aosta uno.

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