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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2013 alle ore 08:11.

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Lavoro e fisco al centro. Ma anche politiche per rilanciare l'economia reale, l'industria, le infrastrutture, la domanda interna. Gli obiettivi di fondo dei partiti, in questa campagna elettorale tutta schiacciata sui temi economici, sono uguali per tutti. Molto diversi sono invece i percorsi proposti per raggiungerli e diversi, soprattutto, sono gli impegni assunti sulla questione centrale dei vincoli di bilancio.

La rassegna finale sulle opzioni programmatiche alla vigilia delle elezioni per il Parlamento della XVII legislatura non può che partire dalla finanza pubblica e l'interpretazione dei patti europei sottoscritti negli ultimi anni e consolidati con l'impegno del pareggio di Bilancio in Costituzione. Un terreno sul quale i sei candidati si dividono in due gruppi molto netti. Da una parte c'è chi intende rispettare in pieno quei vincoli, pur ammettendo che una trattativa in Europa dovrà essere riaperta sul fiscal compact per allentare un rigore che non lascia alcun spazio alla crescita (Bersani, Berlusconi e Monti). Dall'altra chi si propone invece in netta discontinuità (Grillo, Ingroia e Giannino), i quali offrono ricette che nulla hanno a che fare sia con la tradizione delle manovre correttive per il contenimento di fabbisogno e dei tendenziali di spesa sia con le ipotesi di attacco e riduzione dello stock del debito.

Una divisione, quella sulla finanza pubblica che in fondo si ripropone, ma con sfumature molto meno accentuate, se si entra nel merito delle singole politiche pubbliche. A partire dal fisco, con la «madre di tutte le promesse», vale a dire l'abolizione dell'Imu sull'abitazione principale, che unisce candidati lontanissimi come Berlusconi, Grillo e Ingroia, mentre gli altri tre leader (comprendendo il dimissionario Oscar Giannino) sono invece per una sua forte ricalibratura, finalizzata a renderne più progressivo l'impatto sui redditi minori e garantire un flusso maggiore del gettito ai comuni. La pressione fiscale va ridotta, su questo nessuno discute. E bisogna farlo partendo dal carico sul lavoro e l'Irap, che andrebbe abolita per Giannino e Berlusconi, e dimezzata per Monti. Ma il premier uscente punta anche a una riduzione dell'Irpef per i redditi minori (in linea con Bersani). Singolari allineamenti programmatici arrivano pure sul fronte della lotta all'evasione: sia Grillo che Berlusconi, per esempio, vogliono l'impignorabilità dell'abitazione principale e un forte ridimensionamento dei poteri di Equitalia, mentre Monti e Bersani convergono sull'utilizzo dei frutti della lotta all'evasione per riequilibrare il prelievo tra i diversi scaglioni di reddito. Resta la patrimoniale, per la quale solo Bersani parla di prelievi aggiuntivi sulle grandi patrimoni immobiliari mentre Ingroia propone interventi ben più forti, che associa (singolarmente) al recupero dei patrimoni illeciti della mafie.

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