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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2013 alle ore 16:53.

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«Il Movimento 5 Stelle fin qui ha detto "tutti a casa". Adesso ci sono anche loro e o 'vanno a casa' anche loro o dicono cosa vogliono fare per il loro Paese». Lo ha detto Pier Luigi Bersani, nella prima uscita pubblica del segretario del Partito Democratico dopo il voto delle Politiche. Nel corso di una conferenza stampa alla Casa dell'Architettura (Acquario Romano) a Roma ha poi detto che «è chiaro che chi non riesce a garantire governabilità non può dire di aver vinto. Non abbiamo vinto anche se siamo arrivati primi e questa è la nostra delusione». Al coordinamento Pd, che si è tenuto in serata, Bersani ha ribadito il no alle larghe intese. «Dico no a un governissimo. Sappiamo qual è la nostra responsabilità che significa saper cogliere l'esigenza di cambiamento, maggiore anche di quella espressa in campagna elettorale. Noi - ha spiegato - ci rivolgeremo alle Camere. Tocca a noi tirar fuori il Paese dall'impasse».

Presidenze delle Camere? M5S è primo partito
In occasione della conferenza stampa Bersani ha affrontato la questione della presidenza delle Camere. «Su questioni istituzionali siamo favorevoli a corresponsabilità, tra l'altro il M5S è il primo partito alla Camera, allora secondo i grandi modelli democratici ciascuno si prende le sue responsabilità», ha sottolineato Pier Luigi Bersani.

No ad alleanze a tavolino
«La logica é quella di ribaltare uno schema. No a discorsi a tavolino sulle alleanze. Vediamo ciò che c'é da fare per cambiare e ciascuno si assuma le sue responsabilità», ha detto il leader Pd.

Berlusconi? «Nessun balletto diplomatico».
L'Italia «ha problemi serissimi e non credo che tolleri balletti di diplomazia politica». Così Bersani replica a Silvio Berlusconi, che aveva aperto a un confronto, a fronte dell'incertezza emersa dalle urne. «In Parlamento ci confronteremo ma non penso che fare adesso questi accorgimenti politici corrisponda a quella domanda di cambiamento, quindi assolutamente no, la strada deve essere opposta, un'altra», ha detto rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se accetterebbe di formare una sorta di 'governissimo' con Berlusconi. «Ribaltiamo lo schema - ha spiegato il segretario del Pd - si discute cosa fare per il paese che ha problemi serissimi e non credo tolleri questi balletti di diplomazia politica, quindi si riposassero».

Dalle urne più responsabilità al Pd
«Per noi si tratta di prendere atto con semplicità, consapevolezza e umiltà di quello che viene fuori dalle urne ribadendo la volontà di essere utili al Paese. Queste elezioni ci hanno consegnato una maggiore responsabilità: siamo una coalizione maggioritaria alla Camera e maggioritaria per i voti al Senato», ha affermato Pier Luigi Bersani.

L'Italia fuori dall'euro? Sarebbe un disastro
«L'Italia fuori dall'euro? Sarebbe un disastro. Questa è matematica», ha sottolineato il segretario del Pd. «Certamente un'Italia che si staccasse dall'Europa sarebbe un disastro. Se invece si dice che la piattaforma europeista deve chiedere una rivistazione delle politiche economiche europee dentro una fedeltà all'unione, allora é diverso».

Non sono uno che abbandona la nave: no alle dimissioni
Pier Luigi Bersani ha escluso le sue dimissioni da segretario del Pd. «Ho sempre detto che la ruota deve girare, e quest'anno c'é il congresso», ha spiegato all'Acquario di Roma, ma «non sono uno che abbandona la nave. Posso starci da capitano o da mozzo ma - ha ribadito - non sono uno che abbandona la nave».

Serve qualcuno che tenga la barra: io mi propongo
«Siamo davanti ad un passaggio più difficile e serve un meccanismo di difesa morale ed economica del Paese. Credo che noi progressisti resteremo un punto di riferimento. Serve qualcuno che tenga la barra e io mi propongo», ha detto Pier Luigi Bersani avanzando una proposta al Parlamento per «un governo di cambiamento» con le forze che condividano i vari punti.

Sarà il Colle a indicare la via
Ora sarà il presidente della Repubblica a indicare la strada da seguire, il Pd non intende però «imbastire accordi» con nessuno. Se il capo dello Stato affiderà l'incarico a Pier Luigi Bersani, il leader democratico andrà in Parlamento a cercare i voti. «Dovremo affidarci alle valutazioni che, sentendoci tutti, farà il presidente della Repubblica, si
farà un'opinione e sarà lui a dire quale può essere un'iniziativa capace di consegnarci un governo in questo passaggio difficile».

Io fiacco? Non inganno i lettori
Troppo fiacca la campagna elettorale del Pd? «Ho sentito tonnellate di senno di poi», ha detto Bersani, «ma io non me la sono sentita di coltivare degli inganni. C'é costato qualcosa? Può darsi, ma io non me la sono sentita di raccontare favole».

Bondi: un discorso serio
«L'onorevole Bersani ha svolto un discorso serio, da persona seria, consapevole della difficoltà della situazione, un discorso che interpella tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento e che hanno a cuore il futuro dell'Italia», ha scritto Sandro Bondi, senatore del Pdl, al termine della conferenza stampa del leader del centrosinistra.

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